mi sono sempre affidato alla forza di volontà per poter sconfiggere il panico e il disagio che provo in certe situazioni, ma da due anni, tentando con tutte le mie forze, anche frequentando corsi sul pensiero positivo, ancora non riesco ad avere un atteggiamento ottimista; è sempre stato difficile per me sentirmi sereno, eppure dovrei sentirmi fortunato: ho un lavoro e una famiglia. E' come se da una vita fossi alla ricerca della felicità, vorrei solo essere soddisfatto di ciò che ho, ed invece sono sempre più infelice e mi sento una nullità. Vorrei essere felice e contento di me. :?:
Dott.ssa Chiara Lukacs Arroyo
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È arrivato il momento di disconfermare il convincimento di molti che basta volerlo e il nostro destino da minaccioso diventa affettuosamente solidale, poiché la forza di volontà nulla può contro condizionamenti strutturati e paure inconsce. Basti pensare a come ne esca sconfitta da un attacco di panico. Talvolta la volontà ha la sua ragione d'essere e la sua efficacia, se mantiene il suo legame con l'interesse personale e la motivazione intrinseca. Tuttavia è indubbio, dopo anni di ricerche in psicoanalisi e psichiatria, che la volontà sia ancora lontana dalla felicità. Da quando l'infelicità dilaga, “come essere felici” è diventato titolo d'obbligo di riviste e manualetti pratici, e cercare di liberarsi da frasi fatte sulla felicità come “la felicità consiste nel desiderare quello che si ha”, quando si vive nell'angoscia di non avere nulla e ancor peggio di non essere nulla, è diventato un triste fatto di cronaca quotidiana. Ad oggi si dovrebbe avere qualche difficoltà a parlare impunemente di felicità. Ci sembra troppo, ci sembra un traguardo eccessivo. Per spiegarti meglio che la felicità va cercata ma che, laddove la si dovesse incontrare, vanno prese alcune precauzioni, suggerisco di provarci. La nostra scelta deve poter essere di vivere liberi da depressioni e incupimenti. E questo è certamente possibile attraverso un intervento psicoterapeutico su se stessi.
_________________ Dott.ssa Chiara Lukacs Arroyo
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Dott.ssa Daniela Benedetto
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serenafashion ha scritto:
Gentile professionista,
mi sono sempre affidato alla forza di volontà per poter sconfiggere il panico e il disagio che provo in certe situazioni, ma da due anni, tentando con tutte le mie forze, anche frequentando corsi sul pensiero positivo, ancora non riesco ad avere un atteggiamento ottimista; è sempre stato difficile per me sentirmi sereno, eppure dovrei sentirmi fortunato: ho un lavoro e una famiglia. E' come se da una vita fossi alla ricerca della felicità, vorrei solo essere soddisfatto di ciò che ho, ed invece sono sempre più infelice e mi sento una nullità. Vorrei essere felice e contento di me. :?:
Gentile Signore sono d'accordo con il collega sul fatto che la buona volontà a volte non basta per modificare l'umore. Da quel che ci descrive è una situazione ovvero una condizione quella della insoddisfazione e del senso di pessimismo che la segue da tempo. la sua buona volontà va guidata verso un percorso che di fatto necessità di costanza e di motivazione, quello della psicoterapia. Ci pensi, può essere una opportunità che si traduce in una alternativa vincente.
mi sono sempre affidato alla forza di volontà per poter sconfiggere il panico e il disagio che provo in certe situazioni, ma da due anni, tentando con tutte le mie forze, anche frequentando corsi sul pensiero positivo, ancora non riesco ad avere un atteggiamento ottimista; è sempre stato difficile per me sentirmi sereno, eppure dovrei sentirmi fortunato: ho un lavoro e una famiglia. E' come se da una vita fossi alla ricerca della felicità, vorrei solo essere soddisfatto di ciò che ho, ed invece sono sempre più infelice e mi sento una nullità. Vorrei essere felice e contento di me. :?:
Bisogna rendersi conto che la volontà è una caratteristica che appartiene alla categoria della ragione, ma che l’individuo e la sua mente, nella sua interezza, non di sola ragione è composto. In realtà ciò che muove e motiva le persone ha poco o niente a che fare con la sua parte razionale e con la volontà; al massimo, con la ragione, possiamo trovare una spiegazione, più o meno adeguata, per quel che parti più profonde e nascoste di noi – il nostro inconscio – decidono della nostra esistenza. Dimenticare e mettere da parte tali profonde e potenti istanze non può che condurre a grandi sofferenze. Lavorare sul cosiddetto pensiero positivo può essere d’aiuto se già esiste un soddisfacente equilibrio emotivo, in caso contrario esso rappresenta solo un ulteriore modo per stare distanti dalle reali e più profonde problematiche che impediscono una vita almeno serena. Anche il riferimento alla famiglia e al lavoro rientra in quelle categorie, approvate socialmente, per cui una persona dovrebbe sentirsi sereno e felice, ma la domanda potrebbe essere: perché la famiglia? Perché quel lavoro? In quale modo queste cose contribuiscono all’economia emotiva complessiva di questo individuo? Se lei si sente insoddisfatto è perché, probabilmente, ha dato sempre e solo ascolto alle sue parti razionali, senza tenere in debito conto quelle, altrettanto importanti, se non di più, irrazionali, emotive, inconsce. Solo con un adeguato percorso terapeutico, e non superficiale, ritengo potrà riconoscere le sue peculiarità più autentiche che potranno restituirle armonia e serenità.
Centro Clinico di Psicoterapia e Psichiatria Andrea Verga
WB965 Medico di ABCsalute.it
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Gentile signore
Nel suo breve racconto si coglie una condizione vissuta di infelicità, insoddisfazione, mancanza di serenità, con episodi di panico, di disagio. I rimedi tentati sono: forza di volontà, pensiero positivo, atteggiamento ottimista. Si ha tuttavia l’idea che il rimedio sia stato peggiore del male, se ha indotto anche l’esperienza del fallimento (“mi sento una nullità”). Non ha mai pensato che tali rimedi sottendano una negazione dogmatica della reale condizione umana e, quindi, del nascere, del morire, del dolore che accompagna la nostra finitudine? Assumere il dolore come parte ineludibile dell’esistenza è la premessa per porvi rimedio. Non ci sono, al contrario, rimedi per qualcosa che viene negato. Francesco De Peri
Dr Giuseppe Sapienza
WB1123 Medico di ABCsalute.it
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Gentile signore, Le rispondo, in merito a quanto da Lei scritto, qualche giorno addietro. A me sembra che sussistano due problematiche che manterrei distinte: - la prima si riferisce, per quanto posso capire, ad una sorta di malessere o disagio, con manifestazioni neurovegetative, più o meno evidenti, che si verifica in particolari circostanti e che, sinora, Lei ha contrastato, per come riferisce, con la "forza di volontà" - la seconda problematica si riferirebbe, invece, ad una sorta di "insoddisfazione", nonostante Lei abbia tutto ciò che, apparentemente potrebbe o dovrebbe rendere "felice" un uomo. Per quanto riguarda la prima problematica potrebbe trattarsi di un "disturbo d'ansia con crisi di panico" che non si è risolto spontaneamente nonostante sinora Lei sia riuscito a "controllare" la sintomatologia con la sua volontà. Purtroppo, se così fosse, Lei avrebbe bisogno di un trattamento farmacologico per ripristinare il corretto funzionamento dei circuiti cerebrali correlati alle funzioni emozionali ed affettive. A volte i sintomi avvertiti come ansia o disagio sottendono una disfunzione neurofisiologica su cui è opportuno intervenire con un trattamento medico per evitare cronicizzazioni o pseudo-soluzioni, basate su meccanismi difensivi di evitamento, che la costringerebbero ad un ritiro sociale più marcato. Le potrebbe essere utile un consulto con uno specialista psichiatra. Per quanto riguarda la seconda problematica, invece, potrebbe riferirsi ad un disagio di tipo "esistenziale" che La indurrebbe ad andare "oltre" i comuni livelli di adattamento che Lei descrive. Avere un lavoro, degli affetti è certamente un successo vitale e in questo contesto storico-ambientale, certamente, sono di apprezzabile valore rispetto a coloro che devono ancora duramente misurarsi con tali istanze di base. Tuttavia la ricerca della "felicità" può essere la manifestazione di un'istanza ineriore che La spinge a cercare un senso più profondo alla sua stessa vita. Potrebbe chiarire meglio tutto questo consultando uno psicoterapeuta, meglio se capace di lavorare sui simboli dell'uomo. Oppure trovare in altri ambiti, di diversa matrice culturale, una "risposta" che possa soddisfare questa istanza esistenziale che accomuna tutti gli uomini che "cercano"! Per concludere, devo rilevare che tale "insoddisfazione" potrebbe anche ricollegarsi, almeno in parte, alla sintomatologia di cui sopra in quanto, se fosse accertata la diagnosi da me ipotizzata, potrebbe trattarsi un "sintomo depressivo sotto-soglia" che risentirebbe positivamente, in questo caso, di un eventuale trattamento farmacologico. Spero di avere interpretato correttamente quanto da Lei descritto fornendoLe qualche indicazione. Distinti saluti.
Dott.ssa Ornella Convertino Studio Convertino&Pellegrini
GRF002 Medico di ABCsalute.it
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Gentilissimo, i suoi sforzi e il suo impegno per potenziare il pensiero positivo e l’ottimismo sono senz’altro elementi preziosi e importanti, ma per essere davvero efficaci ritengo debbano essere integrati con un percorso di conoscenza più profondo, quale la psicoterapia. La psicoterapia permette infatti di individuare le problematiche e i blocchi più nascosti della personalità, e fornisce gli strumenti per imparare a riconoscerli, affrontarli e scioglierli. Spesso può accadere che gli ambienti e gli eventi esterni creino delle aspettative o delle “false” esigenze, che portano l’individuo a conformarsi a modelli di comportamenti, atteggiamenti e relazioni che possono non essere completamente in sintonia con il proprio Io. Attraverso un percorso terapeutico lei potrà nuovamente centrarsi e sintonizzarsi sulle sue esigenze e sui suoi bisogni più veri, dando ascolto alle emozioni e sensazioni, e attribuendo loro un nuovo senso.
Dr.ssa Ornella Convertino
_________________ Dott.ssa Ornella Convertino Studio Convertino&Pellegrini
Dott.ssa Rita Madonna
TL143 Medico di ABCsalute.it
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Gentile Signore, la crisi esistenziale che sta attraversando credo che richieda un'analisi approfondita delle motivazioni che l'hanno provocata. Pensare positivo è importante ma non può prescindere dal prendere coscienza sia dei motivi profondi di insoddisfazione che di quelli che sono i propri bisogni reali. Un percorso psicoterapeutico potrebbe essere utile per capire meglio se stesso e quindi superare anche i momenti di ansia, gli attacchi di panico e ritrovare l'armonia psicosomatica. Rita Madonna
_________________ Rita Madonna - Psicoploga-Psicoterapeuta
Buongiorno a tutti! Di recente, sto cercando se stessa e sto leggendo vari articoli sulla felicità, successo, felicità.. Sono molto critica a se stessa ma a volte trovo le informazioni interessanti cui possono aiutare a cambiare qualche cosa nella propra vita qua https://armoniainfoblog.wordpress.com/2016/04/21/felicita-e-sicurezza-in-se-stessi/ Capisco che prima di tutto, bisogna cominciare da se stessi dall'autostima e solo dopo potremo ricevere e raggiungere quanche cosa nella vita.
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