Gent. Dottori, ho 36 anni e da che ho memoria, combatto con dei fantasmi di cui non riesco a liberarmi. Nonostante sia una persona ambiziosa, che e' riuscita araggiungere anche un buon livello culturale, vivo una costante e limitante insicurezza, che si manifesta in particolar modo nel contesto lavorativo, ma non solo. Soprattutto quando mi relaziono con coloro che ritengo superiori, non riesco ad esprimermi in maniera adeguata, anzi, direi che i miei discorsi risultano sterili, sconclusionati, dimentico le parole o le dico in modo sbagliato e ancora, sono totalmente incapace di scrivere un testo, ad esempio comporre un tema. Potrebbe sembrare una semplice mancanza di autostima, ma il mio dubbio atroce e' che la mia insicurezza derivi da un limite mentale oggettivo. Questo mio timore deriva dal mio passato scolastico disastroso; fin da quando ero piccolina, ho sempre avuto serie difficoltà a stare al passo con la classe, avevo e ho una pessima scrittura, avevo e ho problemi a relazionarmi con gli altri. E' come se mi mancassero completamente gli strumenti per l'interazione sociale. Mi sono sempre sentita in più, quasi non avessi il diritto di ricavarmi uno spazio nella società ed addirittura nella mia famiglia. E ora che sono adulta, cerco sempre di capire se ho le stesse capacita' che hanno glia altri, ogni errore commesso o fallimento pesa come un macigno, perché e' come se confermasse le mie paure. Mi sono laureata con il massimo, ma nella mia mente e' come se tutto mi fosse stato regalato e non lo meritassi in realtà. Vorrei venire a capo di questo dilemma, capire se effettivamente ci sono questi limiti..potevo essere una bambina dislessica e magari nessuno lo ha mai capito..e se non ci sono capire se e' possibile lasciarmi alle spalle tutto questo. Vi ringrazio
Dott. Gianluca Franciosi
WB1214 Medico di ABCsalute.it
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Gentile Lea,
l'insicurezza relativamente a sé stessi e alle proprie capacità è ciò che -nella maggior parte dei casi- comunemente possiamo definire "modestia", quella quota di abilità di mettersi in discussione (e anche un pò in dubbio) che ci fa risultare fallibili come il resto del genere umano (e che quindi ci rende parte di esso). L'eccessiva insicurezza -come sembrerebbe essere quello che Lei descrive- invece, ci pone in una costante elucubrazione mentale, una serie infinita di domande (che spesso hanno solo la nostra risposta e quasi mai trattasi di una parola incoraggiante, anzi!) che spesso ci distoglie dai nostri obiettivi, dalle nostre attività. Come a dire che il costante chiedersi se si sarà all'altezza, se si riuscirà bene in quel dato compito, ecc. siano in realtà pensieri che ci tolgono tempo e risorse preziose al completamento/ realizzazione di quel dato compito. Risultato: compito non portato a termine, ergo fallimento, ergo conferma della nostra inefficienza/ inettitudine. Tutto ciò suona un pò come una profezia che si autoadempie o, per dirla in soldoni, come una sorta di circolo vizioso che non fa altro che minare la nostra autostima.
Ignoro -poiché nelle Sue parole non vi è traccia- se esistano oggettive lamentele relative al Suo operato o se il tutto sia "ancora" su un piano di costante preoccupazione di "non-essere-all'altezza-di".
Non mi è possibile quindi in questa sede rispondere alla Sua domanda, ossia se nel suo caso si tratti di "limiti oggettivi o derivati", certo è possibile affermare che la Sua autostima non "goda di ottima salute"... Non posso quindi che suggerirLe di rivolgersi ad uno specialista della Sua zona, con il quale potrà trovare una risposta alla Sua domanda, anche se credo che possa essere di maggiore utilità per Lei apprendere come identificare i Suoi punti di forza, piuttosto che focalizzarsi su (reali o presunte) debolezze, inadeguatezze, incapacità, ecc.
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