Salve dottore, negli ultimi sei mesi mia moglie ha avuto una grave depressione a causa della morte del padre. Grazie allo psicologo/psichiatra e all'uso dei farmaci, è ora riuscita a superarla tornando, più o meno, ad una vita normale. Lo stesso psichiatra ora le ha proposto di iniziare una terapia con il litio (come stabilizzante dell'umore). Ho un po' di perplessità, poichè vista l'età di mia moglie (38 anni) non vorrei che divenisse dipendente da quella sostanza. Cosa ne pensa? Grazie.
Dott. Roberto De Pas
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Le consiglio di seguire l'indicazione suggerita, visto anche il buon decorso terapeutico. Il litio ha solo la funzione di stabilizzare l'umore. Cordialità, Dr. Roberto De Pas
Dr Caterina Prioreschi
TL158 Medico di ABCsalute.it
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Cito: " Mia Moglie ha avuto una grave depressione a causa della morte del padre... Grazie allo psicologo / Psichiatra e all' uso dei farmaci, è ora riuscita a superarla tornando, più o meno, ad una vita normale." Mi sembra che questa descrizione sia un po' vaga. Il litio è un farmaco impegnativo, d' elezione nei disturbi bipolari. Implica controlli costanti della litiemia e periodicamente della funzionalità tiroidea e renale. Solo in pochissime forme di depressione se ne fa uso. Sua moglie è bipolare? Che cosa intende con un ritorno più o meno ad una vita normale? Quale era il suo stato pre-morboso ( cioè prima della grave depressione) ? Senza queste precisazioni, una risposta professionalmente seria è impossibile.
Il litio (Carbonato di litio) potrebbe avere un'azione di prevenzione verso eventuali ricadute depressive, ma, come ha già scritto la collega, è una terapia impegnativa. Certo noi da lontano, senza una visita personale della paziente, non possiamo esprimerci in merito; se si tratta di un singolo episodio depressivo, anche se parzialmente risolto, non è detto che possa ripetersi. Si tratterà di lavorare sui sintomi residui. Secondo alcune linee guida potrebbe essere opportuno prolungare il mantenimento con l'antidepressivo per alcuni anni. In ogni caso se deve usare il carbonato di litio si assicuri che sia quello in capsule; sono incommercio anche le compresse ma non hanno la stessa azione profilattica.
Buongiorno Dottori, ad una mia familiare è stata prescritta una terapia al litio per una casistica simile a quella segnalata dall’utente Tony666. Premetto che ho una formazione tutt’altro che medica, ma ho comunque provato a documentarmi su questa terapia come meglio ho potuto, per capirne a grandi linee i pro e i contro. Da ciò che ho avuto modo di leggere , rilevo che questa profilassi non sia da intendersi come una cosa propriamente light, e richieda un approccio in linea con quanto espresso dalla Dott.sa Prioreschi, che mi pare abbia competenze specificamente mediche e soprattutto sottolinea che, per una risposta seria e professionale, servirebbero approfondimenti cospicui. D’altro canto rilevo però nel thread anche una risposta ‘all’acqua di rose’ che lascia trasparire la leggerezza propria di una terapia con farmaco generico da banco. A questo punto rimango un pelo disorientato: E’ auspicabile che esorti la mia familiare a consultare un medico –nel senso stretto del termine- che possa valutare la situazione clinica della paziente, prima di intraprendere questo tipo di cura, oppure possiamo in tutta tranquillità seguire le indicazioni dello psicoterapeuta che l’ha prescritta? Mi è ben chiaro il concetto secondo cui lo psicoterapeuta ha facoltà di prescrivere cure -e nulla voglio togliere alla sua figura professionale- ma in questo specifico caso, viste le interazione fisiche del farmaco non trascurabili, con quale livello di serenità è possibile dare credito a quanto proposto? Saluti e grazie Nicola
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