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Gioxi86
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Salve a mia madre durante esami preoperatori per un intervento in anestesia generale è stata diagnosticata dall'ecg una sospetta insufficenza coronarica ma la visita di altri due cardiologi ha escluso la diagnosi del primo che continua però a sostenere la sua tesi. In allegato l'ultimo ecg. Volevo ricordare che mia madre è ipertesa é diabetica
 
Prof. Dr Pasquale Nigro
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La diagnosi di insufficienza coronarica è clinico-strumentale. Lei riferisce della diagnosi fatta da un primo cardiologo e non confermata da altri due successivamente. Che disturbi ha sua madre? Dolori retrosternali di tipo costrittivo-gravativo che compaiono in seguito a sforzo, o dolori sempre costrittivi gravativi più o meno al centro del petto, quindi retrosternali, che insorgono improvvisamente, durano dai 5 ai 10' e scompaiono spontaneamente o meglio con l'assunzione di un nitrato sublinguale (vedi Carvasin)? Se sua madre non ha una sintomatologia siffatta, non si può, a mio modo di vedere, parlare di una insufficienza coronarica acuta. Queste forme, classificate adesso in infarto non stemi, prima come angina da sforzo od angina spontanea, si accompagnano sempre a delle modificazioni transitorie del tratto ST all'elettrocardiogramma, che prima isoelettrico, poi, durante il dolore, si sottoeleva (va verso il basso) con una inclinazione negativa importante, salvo poi a ritornare sulla isoelettrica al cessare della sintomatologia. Se invece lo screzio coronarico è detto così perchè l'ECG evidenzia segni elettrocardiografici bene evidenti e sempre presenti in tracciati successivi (sottolivellamento del tratto ST o onda T negativa), e non c'è una sintomatologia acuta con modificazioni elettrocardiografiche temporale, si può parlare di insufficienza coronarica cronica, anche se una terminologia siffatta tenda a scomparire. Si può parlare di insufficienza coronarica secondaria al danno provocato sulle pareti del miocardio ventricolare (ipertrofia importante) dall'ipertensione ed in parte dal diabete, ma riguarda una alterazione clinico-elettrocardiografica, che una volta stabilitasi, difficilmente tende a scomparire. Tornando a sua madre, se ci si trova di fronte alla prima ipotesi, si devono mettere in atto tutti i presìdi terapeutici per ricuperare la sofferenza coronarica temporanea, che può precludere ad un vero e proprio infarto acuto (che chiaramente ancora non c'è), ma che rende tale forma di insufficienza coronarica alquanto instabile, e quindi per il momento non mi sembra si possa parlare di intervento chirurgico. Se invece ci troviamo di fronte alla seconda ipotesi, la situazione, a parte altri dati che io non conosco, è da considerare cronica, ed allora, con una buona terapia antiipertensiva, ipocolesterolemizzante l'intervento, se necessario, può essere affrontato in tempi brevi. Credo di essere stato esauriente; se ha altri dubbi, me li sottoponga a stretto "giro di posta".

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P.S.: Lei parla di tracciato elettrocardiografico allegato; o non sono bravo io a trovarlo, o non c'era. Cordialmente Pasquale Nigro

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Ieri, aprendo la mia posta elettronica, ho trovato una sua lettera con allegato un tracciato elettrocardiografico, che non ero riuscito a vedere leggendo la sua lettera di quesiti su ABC salute. Le posso assicurare che l'elettrocardiogramma allegato, anche se incompleto, perchè mancano le derivazioni periferiche, da D1 ad aVF, non è da considerare affatto patologico; se si vuol essere pignoli, è quello che viene etichettato come non "nei limiti della norma", ma "ai limiti della norma", che differenza fa? il tracciato nei limiti della normaè normale, nella variabilità della normalità, siano essere viventi e non troverò mai un elettrocardiogramma normale che sia sovrapponibile a quello di un altro. Ai limiti della norma significa che c'è qualche sfumatura di alterazione, senza però arrivare a classificare quell'elettrocardiogramma patologico. Quindi, se vuole riinviarmi il tracciato completo, compre le derivazioni mancanti, sarò ben lieto di esaminarlo e di riinviare la mia risposta, che però, le dico subito sarà al 90% ugualre a quella di oggi. Quelle piccole alterazioni di cui sopra sono sicuramente legate più al diabete, che non all'ipertensione; non sono visibili in ogni caso quei segni di cui parlavo nella prima lettera (sottolivellamento dell'ST-T, T negative), segni che qui proprio non esistono. Quindi concordo con i due cardiologi, mentre non sono d'accordo con il primo cardiologo che la ha fatta allarmare inutilmente.
Piuttosto, dal momento che questa rubrica ha funzione esplicativa, di dirimere dubbi, ma anche di educare il lettore non medico, mi interesserebbe sapere se dei tre medici consultati tutti e tre espongono la tabella o insegna di "specialista in cardiologia" o "specialista in malattie dell'apparato cardiovascolare (vecchia dizione)".Questa domanda ha un suo fine recondito; chi si è specializzato in cardiologia non ha alcuna difficoltà ad indicare nella targa dietro la porta, o posta all'ingresso del palazzo, o sui biglietti da visita la dizione "specialista in...". Ma, attenzione, in Italia per esercitare la nobile arte del Cardiologo non necessariamente il medico deve avere la specializzazione specifica, se non per radiologia ed anestesia e rianimazione; per tutte le altre branche anche la semplice laurea (e la necessaria abilitazione) abilitano a qualunque specialità. E' quello che accadeva in Odontoiatria, dove medici con la semplice laurea si inventavano l'arte dell'odontoiatria; alcuni prendevano la specializzazione in Odontoiatria e protesi dentaria, altri lavoravano con la sola laurea ed abilitazione. Da quando non è più possibile giocare sull'equivoco, fa il dentista chi ha frequentato un corso regolare di almeno cinque anni nella branca specifica ed ha conseguito la laurea specialistica in Odontoiatria e protesi dentaria. Per cardiologia la situazione è la stessa che per odontoiatria prima della riforma; è indubbiamente pesante dopo almeno 6 anni di studi per laurearsi, affrontare una volta altri 3 anni per la specializzazione ed adesso addirittura 5 anni per conseguirla. In me sorge pertanto il dubbio che Lei si sia rivolta tutte e tre le volte a specialisti in Cardiologia o almeno una volta ad un laureato in medicina che faccia anche il cardiologo (direi quasi abusivamente, ma la legge glielo permette). A questo riguardo basta divertirsi un po' a consultare il database di ABC salute alla voce Cardiologia e vedere che accanto ai medici specialisti in cardiologia ci sono anche medici che svolgono la loro opera senza l'indicazione della avvenuta specializzazione specifica o con specializzazione in ginecologia, in anestesia e rianimazione, etc., ma non certo in cardiologia
Un'ultima annotazione: non so che intervento debba subire la sua mamma; non è possibile se sia un intervento non pesante evitare l'anestesia totale e ricorrere ad una anestesia spinale, p.es., meno traumatica, di più rapida ripresa e senza particolari effetti collaterali? Gradirei sue notizie; un cordiale saluto Pasquale Nigro

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