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alccad
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Buongiorno a tutti, vorrei condividere un'esperienza vissuta in prima persona, perchè non sono sicuro che rientri nella prassi chirurgica. Non mi interessa assolutamente fare altro che "capire" il trattamento che mi è stato somministrato senza lodare nè infangare nessuno.
Per questo non citerò persone o luoghi.

Da poco tempo ho subito la ricostruzione del legamento crociato anteriore.
Una settimana prima dell'intervento ero stato convocato per gli esami prericovero durante i quali ho sostenuto un colloquio con un anestesista, che però non ho più visto, quindi non saprei dire se facesse parte o meno dell'equipe che poi mi ha operato.

Prima del colloquio mi era stato fornito un plico da leggere con tutte le indicazioni sulle anestesie e sulle terapie del dolore.
Durante lo stesso mi era stato anticipato che avrei subito un'anestesia epidurale per la mia operazione e che, se avessi voluto, mi sarebbe stato somministrato un blando sedativo per farmi una dormita invece che assistere all'intervento.

Una settimana dopo arrivato in sala pre-operatoria (credo si chiami così dove i pazienti vengono preparati, non sono sicuro), una giovane dottoressa ha iniziato a infilarmi le flebo e iniettarmi alcune sostanze delle quali una mi ha fatto girare la testa per parecchi minuti e vedere anche cose abbastanza strane (le texture del controsoffitto e i vetri zigrinati delle lampade si muovevano in continuazione: premetto che non bevo, non fumo e non mi drogo, per cui è stata una sensazione stranissima oltre che del tutto nuova).
Dopo di che è arrivato l'anestesista e già mi ha fatto una brutta impressione che per tutto il tempo che si è occupato di me prima di essere operato ha ricevuto telefonate al cellulare per affari apparentemente personali, interrompendo di continuo le operazioni su di me.

Mentre ero preparato psicologicamente a subire le classiche punture nella schiena, ho scoperto che tra una telefonata e l'altra il medico era andato per la sua strada.
Dapprima mi ha fatto una leggera anestesia nella coscia e poi ha infilato una specie di cateterino nella coscia ad altezza inguine per raggiungere un nervo e irrorarlo con dell'anestetico. Il tutto seguito in tempo reale da un apparecchio per l'ecografia, che vedevo pure io, attraverso il quale muoveva il catetere in prossimità del nervo.
Ad ogni tentativo faceva passare della corrente elettrica di un elettrostimolatore attraverso il catetere per vedere quale dei muscoli sarebbe stato interessato dall'anestesia in quel punto. Dopo una decina di tentativi iniettava definitivamente l'anestetico lasciando il catetere nella coscia.

Come seconda operazione ha tentato di fare qualcosa di simile col nervo sciatico, ma dopo tanti tentativi (e altrettante telefonate), ha desistito sostenendo che tutto sommato l'intervento nel nervo nella coscia "probabilmente" sarebbe stato sufficiente.

Il tutto sarà durato una mezz'oretta, mentre sentivo chiaramente che all'interno della sala operatoria, il ragazzo prima di me, con la stessa operazione da fare, si stava sentendo male e mentre la mia gamba andava via via intorpidendosi.
Sempre durante questa fase, l'anestesista continuava a chiedermi se sentivo ancora i pizzicotti che mi dava sulla gamba e io a rispondergli di si, che sentivo tutto nonostante la gamba fosse intorpidita come da un crampo.

Arrivato il mio turno sono stato preparato e legato, mi è stata fatta qualche domanda dal chirurgo e dagli altri membri dello staff, abbiamo scambiato due parole. Anche loro mi hanno chiesto se sentivo che mi toccavano la gamba e anche a loro avevo risposto affermativamente. L'anestesista mi aveva risposto che "la sensazione tattile sarebbe sempre rimasta, ma il dolore sicuramente non l'avrei sentito".
Dopo di che ricordo un leggero giramento di testa e di essermi addormentato (forse quel famoso sedativo leggero per farmi dormire se volevo durante l'operazione).

Non saprei dire quanto sia durato il sonno, ma ad un certo punto ricordo benissimo di essermi svegliato e aver sentito delle fitte di dolore lancinanti al ginocchio per le quali mi venivano capogiri sincronizzati con le fitte e la netta sensazione di avere l'articolazione squarciata e qualcosa appeso di fuori ad una specie di contrappeso da tanto tirava verso il basso.

Così biascicando un po' mi sono messo a lamentarmi per il male e a comunicare ai presenti che "sentivo tutto" e stavo per svenire dal dolore.
A quel punto ricordo che l'anestesista di prima ha detto "addormetiamolo subito" e da li a poco ho perso i sensi per risvegliarmi in camera in reparto dopo, stavolta, un'anestesia generale.

In tutto l'operazione era durata 1-2 ore più del previsto (visto che anche i 2 pazienti precedenti si erano sentiti male e non c'erano orologi visibili dal mio posto per capire quando sono entrato) e quando mi sono svegliato mi sono ritrovato il cateterino ancora collegato nella coscia, al quale era a sua volta collegato un dispositivo a batterie per la terapia del dolore che periodicamente rilasciava dell'analgesico dritto sul nervo. Anche se non ne ho mai avuto bisogno anch'io potevo azionare la pompetta tramite un telecomando.

Da li ha 3 giorni la mia esperienza in ospedale si è conclusa, tra staff molto professionale gentile e disponibile. Solo che non ho mai capito che cosa sia successo.
In particolare, perchè sono stato informato di una certa procedura, se poi ne è stata seguita un'altra.
Se è possibile che un'anestesista passi il tempo di preparazione del paziente a parlare al cellulare dei fatti suoi interrompendo di continuo le operazioni e finendo per lasciarle a metà (almeno apparentemente).
Se sia normale che un paziente si svegli a metà operazione e senta quello che gli sta capitando.
Se sia normale che a nessuno fregasse che io continuavo a sentire tutto e a dirlo.
Se magari non fosse una qualche anestesia di tipo sperimentale visto che l'ospedale (e non dirò di più) è di tipo sicentifico/studentesco.
Se non sia strano che quell'affare per la terapia del dolore che mi è stato lasciato per 3 giorni nessuno lo sapesse usare nè avesse alcun numero o codice identificativo. E che solo l'anestesista lo conoscesse, venendo una volta al giorno a controllarlo, ma senza lasciarsi andare a rispondere alle domande che gli facevo e andandosene abbastanza velocemente.

Beh, scusate per il romanzo, spero che a qualcuno venga voglia di leggerlo e magari aiutarmi a capire cosa potrebbe essere successo. Non mi interessa fare niente, ma solo capire attraverso cosa sono passato.
Sono una persona curiosa, ma senza nessuna conoscenza medica e questo ci tengo a dirlo. Però talmente curiosa di essermi documentato un pochino su cosa avrei incontrato (wiki, siti salute, siti ortopedia, youtube etc.) e sono rimasto un po' spiazzato.
Per il resto, nonostante quel minuto (o forse più o forse meno chissà) di panico e dolore, la mia esperienza è stata positiva. La strada è ancora lunga per tornare in completa salute, ma a distanza di qualche settimana non si vedono nemmeno più i buchi e la cicatrice, sono in piedi, cammino, sto bene e questo è quel che conta.
 
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