Summary:
Lo studio presenta attraverso tecniche specifiche osteopatiche un approccio al sistema piede caviglia con instabilità dopo trauma distorsivo.
Background:
distorsione DELLA CAVIGLIA:
Si stima che, ogni giorno, in Italia, si verifichino circa 5. 000 casi di distorsione alla caviglia. Di tutti i traumi che possono coinvolgere questa articolazione , la distorsione è quello di maggior frequenza dal momento che tale problema è riscontrabile nel 75% dei casi.
Diversi sono i motivi che giustificano la maggiore incidenza dei traumi distorsivi in inversione ( adduzione - varismo - supinazione):
• maggiore lunghezza del malleolo peroneale rispetto al tibiale;
• maggior robustezza del legamento collaterale mediale (deltoideo);
• maggior frequenza tra gli atleti del piede con morfotipo cavo supinato rispetto al piatto pronato.
Nelle sollecitazioni in eversione ( abduzione - valgismo - pronazione ) di solito si verifica dapprima la frattura del malleolo esterno, con successiva eventuale lesione di uno o di entrambi i fasci del legamento deltoideo. Lanzetta ha suddiviso i traumi discorsivi in inversione di caviglia in:
1. acuti (primo episodio), a loro volta suddivisi in:
a. I° grado: lesione parziale del legamento peroneo-astragalico anteriore (LPAA)
b. II° grado: lesione del LPAA e del legamento peroneo-calcaneare (LPC)
c. III° grado: lesione di LPAA, LPC e peroneo-astragalico posteriore (LPAP) (eventualmente anche del legamento interosseo)
2. acuti su precedenti: (avvengono entro un anno dal primo episodio)
3. lassità croniche: derivanti da un eventuale trattamento inadeguato in un soggetto.
AIM:
In questo studio ci proponiamo di dimostrare come l’applicazione del trattamento osteopatico si dimostri più efficace rispetto ai metodi classici per quel che attiene le disfunzioni della traumi discorsivi alla caviglia. La valutazione osteopatica-posturologica nei soggetti con “disfunzione articolare dell’articolazione del piede” riveste un ruolo indispensabile sia per l’inquadramento clinico-diagnostico che per l’indirizzo terapeutico creando un programma mirato e dettagliato della riabilitazione e del trattamento. L’esame strutturale consiste in uno screening volto a identificare la regione del corpo in cui è presente una disfunzione somatica, in una dettagliata indagine visiva per identificare la sede in quella regione e in una diagnosi locale per definire esattamente il tipo di disfunzione.
METHODS:
Abbiamo eseguito una valutazione specifica che consiste nell’applicazione del metodo clinico-sperimentale utilizzando test posturometrici clinico-strumentali e la semeiotica propria della osteopatia nonché della posturologia con l’individuazione di obiettivi terapeutici attendibili e proponibili, basato da un lato sulle evidenze della ricerca scientifica più aggiornata come esame clinico strumentale del passo, la baropodometria digitale computerizzata, dall’altro sulla verifica dei risultati. Tale percorso ci ha consentito di effettuare una diagnosi differenziale, con un inquadramento nosografico prossimo alla complessità della sintomatologia analizzata e di tutto quei compensi che il corpo naturalmente ha messo in atto attraverso l’integrazione neuro-propriocettiva (distonie posturali). Tra i metodi sono stati presi in considerazione i seguenti esami:
- Analisi dei ROM articolari, test-posturometrici specifici per la sintomatologia algica del piede con baropodometria digitale compiuterizzata.
- Stabilometria in posizione neutra e con lo studio delle interferenze recettoriali come l’applicazione propriocettiva per variare l’assetto della distribuzione del carico e lo studio dell’interferenze di altri recettori come l’occhio, l’occlusione.
- Stato-kinesigramma e stabilogramma permettono di identificare le frequenze di oscillazione nel tempo e nello spazio che il sistema recettoriale non riusciva più a compensare.
- L’analisi vettoriale delle linee di forza della disfunzione identificati nei piani dello spazio permettono di conoscere le modalità di intervento.
- La palpazione permetterà di percepire le restrizioni articolari e fasciali che l’articolazione in disfunzione porterà all’evidenza. Nel campo della medicina manuale e dell’osteopatia esistono diverse tecniche, apparentemente molto simili tra loro. Il corpo però risponde in maniera simile a stimoli diversi, ciò significa che bisogna adattare la tecnica specifica alla tipologia della disfunzione e chiaramente in relazione al paziente che si ha di fronte.
Le tecniche manuali si dividono principalmente in due tipologie:
- le tecniche dirette e indirette.
Le prime inducono il segmento in disfunzione a ritornare nella posizione corretta generalmente inducendo un input vettoriale contro la restrizione che è limitata e impedisce il riposizionamento fisiologico. Le seconde intervengono nel senso opposto, ossia non forzano il corpo oltre la barriera, anzi, si posiziona nella direzione in cui ha più facilità a posizionarsi, nonostante esso si allontani dal normale stato fisiologico di quel segmento corporeo. Le diverse tecniche sono traumatiche e indolore.
Le principali tecniche utilizzate in osteopatia nei traumatismi del piede e della caviglia sono:
- le tecniche Funzionali
- le tecniche di Energia Muscolare
- le tecniche Articolatorie dirette
- le tecniche Miofasciali.
CASE:
Il nostro campo di indagine si è focalizzato su un campione di 30 pazienti di età compresa tra i 20 e i 30 affetti da instabilità cronica di caviglia post-traumatica ai quali, visionata la radiografia al fine di escludere qualsiasi tipo di frattura, o danni di tipo muscolo legamentoso, e tissutale, ai quali è stato proposto un diverso trattamento. Come ulteriori criteri di inclusione si richiedeva che il soggetto non avesse riportato distorsioni di caviglia nell’ultimo mese prima della valutazione, che non si stesse sottoponendo a trattamenti riabilitativi (o a trattamenti di medicina fisica) e che svolgesse un’attività fisica non agonistica.
Il campione è stato così suddiviso in due gruppi di 15 pazienti: un gruppo di “controllo” cui è stato somministrato un programma riabilitativo basato su un protocollo di esercizi di rinforzo e di recupero della propriocezione da effettuare quotidianamente per tre settimane e un gruppo “sperimentale” ai quali è stato somministrato un trattamento osteopatico-posturale con cadenza bi-settimanale, per un totale di 6 sedute.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti ad una valutazione iniziale, ad una valutazione finale (a tre settimane di distanza) e ad un follow up (a cinque settimane di distanza) in cui sono stati considerati i seguenti indicatori:
- Stabilità di caviglia valutata attraverso gli indici stabilometrici
- Sensazione soggettiva di stabilità alla caviglia
- Dolore in relazione a varie situazioni della vita quotidiana e dell’attività sportiva
- Modificazioni della qualità di vita in relazione al senso di fatica durante lo svolgimento delle attività quotidiane e dell’attività sportiva.
Al termine della nostra indagine abbiamo osservato un trend migliorativo all'interno del gruppo sperimentale, che si è rivelato superiore rispetto al gruppo di controllo, sia per quanto riguarda i parametri stabilometrici, sia per quanto riguarda i parametri soggettivi.
TREATMENT:
Definiti gli out come specifici abbiamo programmato la seduta per avere come obiettivo il ripristino dell’articolarità. Si è preparato il paziente trattandolo in modo indiretto affinché le strutture osteo-muscolo-ligamentose periferiche all’articolazione interessata potessero ridurre i compensi in atto.
Per la mobilità dell’articolazione della caviglia è stato necessario ridurre le compressioni presenti e inibire le tensioni tissutali , l’ipertono dei muscoli dell’arto inferiore e la membrana interossea strettamente interconnessa al sistema tibia-perone che gioca un ruolo importante nella diastasi distale durante la flessione dorsale consentendo così la risalita dell’ astragalo . E’ stato pertanto necessario prendere in considerazione la disfunzione del perone associata, ridotta con trust manipolativo.
Successivamente con tecniche fasciali e articolari siamo andati a trattare prima globalmente e poi nello specifico l’articolazione, dapprima con tecniche di decompressione e poi con tecniche specifiche di ripristino legate alla disfunzione considerando i singoli assi vettoriali delle ossa della caviglia e del piede e della loro espressione biomeccanica durante la cinesi.
RESULTS:
A distanza di cinque settimane dall’inizio del trattamento si sono potute osservare le seguenti evidenze cliniche:
- Gruppo A (gruppo sottoposto a trattamento classico): il 70% dei pazienti ha ridotto gli episodi algici e migliorato la mobilità articolare. Il rimanente 30%, ha ridotto la frequenza degli episodi algici che tuttavia si sono ripresentati in condizioni di stress (deambulazione prolungata, attività fisica ecc.).
Inoltre si è potuta osservare, in questa percentuale di pazienti, una significativa restrizione articolare.
- Gruppo B (gruppo sottoposto a OMT): il 90% dei pazienti ha ripristinato il ROM articolare e non presenta sintomi algici sia in condizioni normali che di stress articolare. Nel rimanente 10%, nonostante un’evidente ripresa articolare, continuano a permanere piccoli disturbi dovuti a degenerazioni ormai cronicizzate.
CONCLUSION:
Dagli esami strumentali cui sono stati sottoposti i pazienti componenti il campione in esame, si è potuto evincere chiaramente come l’OMT abbia contribuito a ridurre la sintomatologia algica, a migliorare l’articolarità, riducendo sia i compensi posturali che le disfunzioni articolari presenti prima del trattamento.
Dalla ricerca emerge inoltre come la manualità esterna dell’operatore (OMT) aiuta a ripristinare la normofisiologia articolare della caviglia differenziandosi così dal trattamento classico che, pur mantenendo un’estrema efficacia nella riduzione dell’ infiammazione , nel rafforzamento dei muscoli e nell’incremento della propriocezione dell’articolazione, si rivela meno efficace nel ripristino degli assi vettoriali dell’articolazione in disfunzione, operazione che richiede l’intervento manuale per ottenere il reset articolare.
Pubblicato il 01/12/2010
Modificato il 01/12/2010
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