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L’avampiede varo accresce il lavoro del muscolo tibiale anteriore e posteriore


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Le deformazioni dell’avampiede. Per procedere a identificare le eventuali deformazioni dell’avampiede occorre mettere l’articolazione sottoastragalica in posizione neutra.
Si può così evidenziare l’avampiede varo oppure valgo.

L'avampiede varo si riconosce per un'inversione dell'avampiede rispetto al retropiede.
Il margine mediale del 1° metatarso risulta maggiormente elevato rispetto al margine laterale (5° metatarso).
Per spiegare questa deformità esistono ipotesi diverse.
La più probabile sembra quella che considera come causa dell’alterazione una deformazione ossea dovuta a una ridotta rotazione valga della testa e del collo dell'astragalo avvenuta quando il bambino cresceva.
Una teoria alternativa suggerisce di attribuire la deformità a una modifica patologica dei corretti rapporti tra il calcagno e l’osso cuboide.

L’avampiede varo e la pronazione del retropiede. L'avampiede varo, sebbene sia una deformità patologica, non mette tuttavia in crisi la funzionalità del piede.
Tuttavia per consentire che la parte mediale dell’avampiede entri in contatto con il suolo, l'avampiede varo si deve compensare con la pronazione sottoastragalica del retropiede, ovvero con l’eversione del retropiede.
Deve tuttavia essere considerato che mentre si cammina  la pronunciata e prolungata pronazione sottoastragalica in ogni caso provoca danni.

La pronazione anomala. Anche se la pronazione messa in atto per compensare l’avampiede varo consente di esercitare un normale contatto con il suolo, ne deriva comunque una condizione di instabilità del piede.
Questa determina un’eccessiva mobilità e un insufficiente irrigidimento del piede quando si trova nella fase intermedia della spinta.

La pronazione velocizzata. Per accentuare la pronazione, l'avampiede varo accresce il lavoro in forma eccentrica del muscolo tibiale anteriore, del muscolo tibiale posteriore e dei flessori lungo e breve delle dita per far sì che la sua parte mediale entri in contatto con il suolo.

L’iperpronazione. Se la pronazione è maggiore di quella normale e ha una durata che supera il 50% della fase iniziale di appoggio, il piede non agisce come una leva rigida provocando una sollecitazione impropria che determina microtraumi durante la camminata normale e la corsa.
Lowell D Lutter, autore della pubblicazione ”Atlante di chirurgia del piede e della caviglia”, ha constatato una inconsueta pronazione nel 56% nei corridori che denunciavano disturbi al piede di varia natura e gravità.
Questa è la causa del lavoro eccentrico fatto dal muscolo tibiale posteriore al fine di controllare l'iperpronazione del piede con un conseguente sovraccarico funzionale che provoca un’infiammazione.

Il dolore al tarso. La formazione di un’area dolorosa nel seno del tarso dipende dal conflitto laterale provocato dell'eccessiva pronazione.
Quando è in atto la spinta, coloro che hanno il piede piatto di solito fanno forza sull'alluce, provocando un’ipercheratosi (callo), e la deviazione in valgo dello stesso.
Comunque l’alluce valgo non è causato soltanto dall’eccessiva pronazione ma anche da altri fattori, come il piede greco (cioè quando il secondo dito è più lungo dell’alluce); le scarpe non adatte e quindi deformanti; la danza classica sulle punte, ecc.).

L’avampiede varo compensato. L’avampiede varo compensato è quasi identico al piede piatto; infatti il calcagno risulta in posizione di eversione, l'arco longitudinale mediale è ridotto e si provoca un sovraccarico sulla pianta nell’area del secondo e del terzo metatarso.
I problemi dei muscoli e dei tendini derivano quindi dallo sforzo fatto per compensare l’avampiede varo.
In presenza di avampiede varo compensato, il primo raggio è instabile e poiché non contribuisce alla fase di spinta può far insorgere delle forme di sofferenza al metatarso o provocare persino fratture da fatica del secondo metatarso (Fig. 1).

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