I trattamenti per il piede cavo. Oltre all'intervento fisioterapico, o a quello chirurgico per i casi più gravi, si può ricorrere al trattamento ortesico, cioè all'applicazione delle ortesi.
Il trattamento ortesico del piede, o ortopodologico, si propone il miglioramento della morfologia per ottenere la piena funzionalità dell'arto.
Per raggiungere questo obiettivo occorre interrompere l'evoluzione negativa della malattia, e quindi della deformità, o scongiurare l'eventualità di una ricaduta dopo che è stato effettuato il trattamento chirurgico del piede cavo.
Sono di due tipi: ferule notturne e ortesi plantari.
A) Le ferule di correzione notturna. Fanno parte delle ortesi le ferule (fasce ortopediche) che trovano un'applicazione curativa nella fase post-operatoria o quando il tendine d'Achille ha subito una retrazione molto forte.
La ferula è una valva modellata sulla parte posteriore di gamba e piede ai quali viene applicata con una fascia regolabile.
L'arcata si distende e il piede si posiziona così ad angolo retto rispetto alla gamba. (Fig. 1)
B) Le ortesi plantari podologiche. La cura del piede cavo, in tutte le sue numerose forme, rende necessari altrettanti metodi per l’applicazione di un supporto ortesico.
In primo luogo la scarpa destinata a contenere il plantare deve avere un tacco di soli 2 cm, e quindi piuttosto basso, perché la deformazione del piede si possa modificare in meglio fino alla correzione totale.
La tomaia deve essere abbastanza larga per far sì che le dita in posizione di “griffe” (tipiche del piede cavo) possano essere contenute senza frizioni o pressioni.
I contrafforti devono essere in grado di controllare il basculamento (oscillazione) del tallone e quindi rigidi ma senza produrre effetti fastidiosi o controproducenti.
Le ortesi plantari si suddividono in correttive e compensative.
B1. L’ortesi correttiva ha la funzione, quando risulta possibile ridurre la deformità del piede cavo, di recuperare i rapporti corretti tra le articolazioni in presenza di alterazioni tipo piede equino, infiammazioni al tarso o al metatarso, ecc.
L’applicazione di plantari con una barra posta sotto l’avampiede risulta talvolta opportuna per ottenere una riduzione della posizione verticale dell’avampiede stesso e per controbilanciare la perdita del corretto livello con il retropiede quando il cavismo è anteriore.
Anche l’applicazione al retropiede di una conca che accoglie il tallone (talloniera) può rendere stabili i movimenti oscillanti dell’articolazione sottoastragalica quando si trova in posizione sia di inversione sia di eversione. (Fig. 2)
L’arco plantare non deve mai giungere ad essere più alto di quello reale misurato con la radiografia fuori carico: in caso contrario si può creare un trauma delle parti molli della pianta in grado di rafforzare il cavismo. (Fig.3,4,5)
B2. L’ortesi compensativa. Quando, come spesso avviene in età adulta, la deformità del piede cavo è diventata una solida struttura ossea, è utile un’ortesi compensantiva.
Il trattamento podologico possibile richiede l’uso di plantari in grado di ripartire in modo non doloroso i diversi carichi ponendo le cinque teste del metatarso sul medesimo piano ed equilibrando così la tensione dei muscoli e dei tendini.
Questo trattamento è tuttavia corretto, e quindi efficace, solo se si procede realizzando un calco statico o dinamico del piede per poter apportare sui plantari le diverse compensazioni necessarie personalizzandole.
Sono di evidente e grande utilità le ortesi realizzate in silicone e su misura, per la rieducazione e la correzione di tutte le non poche deformità associate al piede cavo.
Per ottenere un’efficace ortesi in silicone ocorre decidere il grado di densità del silicone e il trattamento necessario nel caso che la patologia sia di tipo riducibile o sia già strutturata e quindi scarsamente curabile.
Con il cambiamento dell’appoggio delle dita si offre una nuova superficie d’appoggio all’intero avampiede facendo recuperare la stabilità anche perché la tensione della muscolatura del piede diminuisce.
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