L'esame radiologico. Per procedere alle indagini complementari relative al piede piatto si ricorre all'esame radiologico.
L'esame radiologico può essere effettuato nelle seguenti proiezioni:
A) Dorso-Plantare. Con questa proiezione è possibile calcolare l'angolo di divergenza astragalo - calcagno, che nel piede piatto arriva a superare i 25°.
B) Laterale sotto carico. Con questa proiezione è invece possibile misurare l'angolo di Costa-Bertani che normalmente è di 125°.
Se è superiore siamo in presenza di piede piatto, quando è inferiore il piede è valgo.
C) Sotto carico del retro piede. È la proiezione che serve a rilevare i valori di varismo e di valgismo del calcagno.
D) Assiale del calcagno. È la proiezione che si usa quando si sospettano delle fratture.
E) Assiale dei metatarsi. Con questa proiezione si evidenziano le eventuali deviazioni scheletriche.
Il podoscopio. Un'altra procedura d'indagine si avvale di un'apparecchiatura denominata podoscopio.
Ne esistono di vari tipi: in legno, a luce polarizzata, elettronico. Con quest'ultimo si ottengono in automatico l'immagine e le misure del piede, e si possono valutare i punti in cui si determina maggiore o minore carico.
L'immagine mostra anche l'istmo (e cioè la zona centrale del piede, e lungo il bordo laterale, che tocca il terreno), che in condizioni normali deve essere 1/3 dell'avampiede.
Nel piede piatto invece l'istmo è molto maggiore e, nei casi più gravi, a seconda dei gradi di piattismo (I- II- III), può arrivare a coprire l'intero arco plantare.
Nel caso di piede pronato totale, forma oltremodo grave di piede piatto ma per fortuna assai rara, poggiano sul terreno soltanto le formazioni mediali ed è presente una volta plantare che è concava nel lato esterno (Piede Valgo Congenito Convesso).
L'importanza delle indagini complementari. Le indagini complementari effettuate con il podoscopio o tramite l'esame radiologico o consentono di evidenziare se è o meno necessario intervenire nella patologia del piede piatto poiché esiste nel paziente una doppia eventualità: la riducibilità o la irriducibilità con conseguenze croniche.
La prima riguarda i bambini di oltre 2-3 anni che non hanno più il grasso plantare.
La seconda condizione, caratteristica dell'età avanzata, rende impossibile ogni tipo di correzione perché le componenti ossee dell'arco plantare sono ormai deformati e procurano un costante dolore.
Si può quindi solo ricorrere a trattamenti compensativi (plantari, calzature ortopediche ecc.) con l'obiettivo di attenuare il dolore.
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