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Lo slivellamento tra avampiede e retropiede è valutato dall’esame radiografico


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Lo slivellamento e l'esame radiografico. L'esame radiografico del piede cavo si effettua quando è sotto carico, in proiezione plantare e laterale, con l'articolazione sottoastragalica in posizione neutra, per evidenziare con precisione lo slivellamento e soprattutto la possibilità di ridurlo in modo più o meno sensibile.

In questa patologia del piede l'apice dell'angolo di Costa-Bertani è solitamente più avanti che nel piede regolare ed è posizionato in corrispondenza dell'articolazione scafo-cuneiforme o della cuneo-metatarsica, più raramente di quella mediotarsica.

Poiché spesso il raggio del I metatarso risulta più inclinato degli altri, l'angolo di Costa Bertani nel caso del piede cavo anteriore è di 115°, poco meno della norma (125°), mentre nel piede cavo misto è di 90° (valore questo, estremo).

 

Il fastidio del piede cavo. Il piede cavo è tanto meno doloroso e invalidante tanto più le sue condizioni lo rendono riducibile.

Va tenuto anche presente che se lo slivellamento è modesto solidale con l'insieme delle ossa e quindi rigido, si raggiunge purtroppo rapidamente l'invalidità.

 

L'esame podoscopico. Per realizzare questo tipo di indagine complementare relativamente al piede cavo è necessario farla sia sotto carico sia fuori carico, per calcolare lo slivellamento tra l'avampiede e il retropiede e valutare se questa alterazione è o no riducibile.

Nell'immagine podoscopica l'istmo risulta ridotto rispetto alla norma e, in casi estremi è persino del tutto assente. (Fig.1)

 

L’esame neurologico. Si effettua con una elettromiografia (esame strumentale dei muscoli) indispensabile per stabilire le cause della deformità, consentire di elaborare una diagnosi e formulare una prognosi sulla prospettiva di guarigione.

Può inoltre essere necessaria la biopsia dei muscoli quando i precedenti esami (clinico, radiografico e elettromiografico) non hanno chiarito del tutto la situazione evidenziando quale sia l‘effettivo problema patologico.

 

L’esame della marcia. La camminata del piede cavo quando è poco strutturato, e quindi ancora elastico, è pressoché normale.

Nei casi più gravi invece il movimento del piede assume una rotazione verso l’interno o l’esterno come conseguenza della più o meno accentuata forma di cavismo e della sua condizione di rigidità.

 

Quando lo slivellamento è pronunciato, nel passo si inverte l’ordine delle strutture di appoggio al suolo e il piede oscillando si pone in un’accentuata posizione equina, facendo poggiare a terra per prima la parte anteriore del tallone, costituita dal primo metatarso, e successivamente la parte posteriore, con una forma di marcia invertita (opposta).

Questa situazione provoca una notevole instabilità nell’andatura che causa facilmente distorsioni dell’articolazione tibio-tarsica (Piede Cavo Neurologico).

 

L’esame della calzatura. Nel caso del piede cavo il paziente, spinto dalla necessità di alleggerire la tensione del tendine di Achille e in generale dei legamenti, tende a indossare scarpe con i tacchi alti che riducono la sofferenza ma assecondando il cavismo aggravano la patologia.

Il risultato è che l’alloggiamento del calcagno si modifica secondo la deformazione acquisita dal retropiede, la mascherina (con o senza le stringhe) si distende sul dorso del piede che è più pronunciato del normale e la suola si consuma rapidamente fino a perforarsi in particolare sotto la testa del primo metatarso.

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