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Prof. Dr Giorgio Calabrese

Specialista in Scienze dell'Alimentazione

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laurea

    09/11/1977 -Medicina e Chirurgia (Catania)

    Iscrizione all'albo

    10/03/1978 - Albo Provinciale dei Medici Chirurghi di ASTI (Ordine della Provincia di ASTI)

    Specializzazione

    09/07/1987 - Scienza dell'Alimentazione Indirizzo Nutrizionistico (Pavia)

    Abilitazione

    1977 /2  - Medicina e Chirurgia (Catania)


I calcoli renali possono essere di vario tipo


I calcoli renali sono di vario tipo. Possiamo avere i calcoli di acido urico, di ossalati di calcio, di cistina, i calcoli misti. I più frequenti sono quelli di ossalati di calcio. Perché i calcoli renali di ossalati di calcio. I cibi ricchi di ossalati di calcio sono i formaggi, tutto ciò che contiene molto calcio, i legumi, il pomodoro. Sappiamo che esiste la tiroide, che è come un’acca che si forma sopra il pomo d’Adamo. Dobbiamo anche sapere che sopra alla tiroide c’è una ghiandola piccolina che si chiama paratiroide - significa: attorno alla tiroide - che produce un ormone, il paratormone, che è quello che fa produrre e fissa meglio il calcio. Ecco, se questa nostra ghiandola stimola troppo calcio, o se mangiamo cibi troppo ricchi di calcio, ad un certo punto si formano i calcoli renali.

 

I calcoli di acido urico. La stessa cosa può avvenire con l’acido urico, con le sostanze troppo ricche di proteine animali, oppure troppo salate, (trachea) o messe sotto sale.

 

I calcoli di cistina. Ci sono poi dei calcoli genetici, quelli di cistina, che purtroppo non derivano dal cibo: anche se non mangiamo nulla che contenga la cistina, se si è geneticamente predisposti, ogni due o tre anni si deve essere operati e poi rioperati e rioperati fino a quando non si troveranno le cellule staminali che bloccano questo tipo di problema.

 

In presenza di coliche renali. Quando soffriamo di coliche renali, dobbiamo fare l’esame delle urine e vedere il sedimento, e in base a questo eliminare i relativi alimenti, o comunque introdurli con poca frequenza, facendone quindi un uso dilatato nel tempo in modo tale da non caricare troppo il rene e non determinare la formazione dei calcoli.


Videointervista del: 15/10/2009


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