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PROF SIRAVO
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CATARATTA DA RADIAZIONI IONIZZANTI


Le radiazioni ionizzanti sono particelle e onde elettromagnetiche dotate di elevato contenuto energetico, in grado di rompere i legami atomici del corpo urtato e caricare elettricamente atomi e molecole neutri -con un uguale numero di protoni e di elettroni- ionizzandoli.

Convenzionalmente si considerano ionizzanti le radiazioni con frequenza maggiore di 3x1015 Hertz. Le radiazioni ionizzanti potrebbero essere prodotte con vari meccanismi. i più comuni sono: decadimento radioattivo, fissione nucleare, fusione nucleare.

Le radiazioni beta (elettroni) sono più penetranti rispetto a quelle alfa -circa un metro in aria e un cm sulla pelle- , possono essere fermate da sottili spessori di metallo, come un foglio di alluminio, o da una tavoletta di legno di pochi centimetri.
Le radiazioni x e gamma (fotoni emessi per eccitazione all’interno del nucleo o all’interno dell’atomo) attraversano i tessuti a seconda della loro energia e richiedono per essere bloccate schermature spesse in ferro, piombo e calcestruzzo.
SORGENTE NATURALE = Dose efficace media individuale in un anno Esposizione esterna:

Raggi cosmici = 0,4 mSv/anno
Radiazione gamma terrestre = 0,6 mSv/anno
Esposizione interna:
Inalazione (Radon e Toron) = 2,0 mSv/anno
Inalazione (diversa da Radon e Toron) = 0.006 mSv/anno
Ingestione = 0,3 mSv/anno
TOTALE NATURALE = 3,306 mSv/anno
SORGENTE ARTIFICIALE = Dose efficace media individuale in un anno

Diagnostica medica = 1,2 mSv/anno
Incidente di Chernobyl = 0,002 mSv/anno

Test nucleari = 0,005 mSv/anno

Industria nucleare = 0.0002 mSv/anno
TOTALE ARTIFICIALE = 1,2072 mSv/anno

TOTALE GENERALE 3,306 + 1,2072 = 4,5078 mSv/anno


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Il processo di ionizzazione può causare un danno al DNA cellulare. Tale danno se non adeguatamente riparato, può provocare la morte o una modificazione cellulare. Nel primo caso, se il numero di cellule morte è sufficientemente elevato ne può derivare una compromissione funzionale grave e clinicamente apprezzabile in un tessuto o organo. Nel secondo caso la cellula modificata è ancora in grado di riprodursi e può dare luogo, dopo un periodo di latenza di durata variabile ad una condizione di tipo neoplastico se quella modificata è una cellula somatica o a un danno nella progenie se viene interessata una cellula germinale.
Gli effetti del primo tipo sono definiti deterministici, quelli del secondo tipo stocastici.

Effetti deterministici
Tali effetti possono conseguire ad esposizioni del corpo intero oppure ad irradiazioni parziali.
L'esposizione dell'intero organismo (panirradiazione esterna o contaminazione interna) dà luogo a una sindrome molto grave legata a un danno irreversibile dei vari tessuti specie di quelli ad elevata proliferazione cellulare. Sono principalmente danneggiati il midollo osseo che mostra una depressione dell'ematopoiesi con conseguente pancitopenia periferica e le mucose dell'apparato digerente con conseguenti diarrea, emorragia intestinale, setticemia e shock; nei casi più gravi si ha un danno del tessuto cerebrale con coma e morte. La prognosi dipende dalla dose assorbita:

· dose assorbita superiore a 5-6 Gy
sopravvivenza impossibile
· dose assorbita compresa tra 2 e 4,5 Gy
sopravvivenza possibile
· dose assorbita compresa tra 1 e 2 Gy
sopravvivenza probabile
· dose assorbita inferiore a 1 Gy
sopravvivenza virtualmente sicura

L'irradiazione dell'intero organismo con dosi più basse e refratte nel tempo determina invecchiamento precoce, riduzione della vita media degli esposti, alterazioni a carico della cute, delle gonadi, del midollo osseo, del cristallino. La cute presenta alterazioni distrofiche specie alle mani con appianamento dei solchi delle impronte dei polpastrelli, caduta dei peli, teleangectasie, formazione di verruche. A carico del sangue si possono osservare anemia cronica, leucopenia, piastrinopenia. A carico del cristallino può aversi cataratta.
Le irradiazioni parziali possono dare luogo ad un effetto acuto (che insorge immediatamente dopo l'irraggiamento) oppure a un effetto che insorge più tardivamente ( per esposizione a piccole dosi per molto tempo). Quest'ultima modalità è quella che può verificarsi nell'esposizione professionale. L'irradiazione parziale con alte dosi interessa principalmente la cute e le gonadi. Le alterazioni cutanee sono rappresentate da eritema, bolle e desquamazione con formazione di ulcere. L'esposizione delle gonadi a dosi di 0,1-1 Gy provoca sterilità temporanea, dosi superiori a 5 Gy causano sterilità definitiva.

Effetti stocastici
Gli effetti stocastici, cioè di natura statistica e casuale si verificano quando una cellula, modificata dalla ionizzazione, conserva la capacità di dividersi, potendo dare luogo a una patologia neoplastica maligna. Per tali tipi di effetti non esiste una dose soglia.
Le neoplasie che con maggiore probabilità conseguono a esposizione cronica a radiazioni ionizzanti sono le leucemie e i tumori cutanei. Studi epidemiologici hanno inoltre evidenziato un aumento del carcinoma della tiroide dopo irradiazione esterna e/o dopo contaminazione con I 131. Allo stesso modo è stato riscontrato negli esposti un eccesso di neoplasie ossee e della mammella.

Effetti ereditari
Gli effetti delle radiazioni ionizzanti possono interessare, oltre al soggetto esposto, anche i suoi figli. Tali effetti sono conseguenti ad un danno indotto dalle radiazioni ionizzanti sul DNA delle cellule germinali oppure all'irradiazione del prodotto del concepimento durante la vita uterina.
Gli effetti genetici consistono in:
· mutazioni geniche
· aberrazioni cromosomiche
Le mutazioni geniche possono essere di tipo dominante o recessivo; nel primo caso l'effetto si manifesta in tutti i discendenti, mentre nel secondo si evidenzia solo in una parte di essi.
Le aberrazioni cromosomiche possono essere strutturali (traslocazioni, delezioni) o di numero.
In caso di una esposizione del prodotto del concepimento durante la vita intrauterina ne può derivare:
· morte dell'embrione o del feto;
· malformazioni e alterazioni della crescita;
· ritardo mentale;
· induzione di tumori maligni;
· effetti ereditari.



Occhio
L'irradiazione può portare all'opacizzazione del cristallino (CATARATTA ), con una gravità crescente proporzionalmente alla dose. L'effetto comunque si manifesta solo dopo parecchi mesi dall'esposizione, il fenomeno è stato evidenziato da episodi di cataratta occorsi a fisici, che lavoravano negli anni '40 sui ciclotroni, per effetto dell'irradiazione neutronica.
La CATARATTA è tipica sottocoppa posteriore ( raramente anteriore ) con spreading massimo a 20° dalla regione parassiale

Le opacità del cristallino dell'occhio indotte dalle radiazioni ionizzanti rappresentano un tipico effetto deterministico tardivo (la latenza è in genere di alcuni anni per dosi non elevate). Merita precisare al riguardo che viene chiamata cataratta una qualsiasi opacità del cristallino sufficiente a provocare una diminuzione della vista.
La cataratta situata nella porzione posteriore del cristallino (varietà corticale subcapsulare posteriore), oltre ad essere radioindotta, può essere causata da molti altri fattori quali radiazioni infrarosse, radiofrequenze, ultrasuoni, sorgenti luminose di alta intensità, elettrocuzione, fattori chimici e farmacologici (per es. dinitrofenolo, naftalene, cortisonici, etc). Le stesse caratteristiche anatomo-cliniche possono essere assunte dalla cosiddetta cataratta complicata, che accompagna alcune malattie oculari (cheratite suppurativa, iridociclite, miopia elevata, glaucoma, retinite pigmentosa, etc.) o che viene ad associarsi a malattie extraoculari (sindrome di Marfan, ittiosi, psoriasi, diabete, etc.).
Si consideri inoltre che in una non trascurabile percentuale della comune popolazione sono presenti a carico del cristallino opacità puntiformi non progressive che non disturbano la funzione visiva.
Queste opacità, localizzate nell'area centrale o periferica del cristallino, sono in genere multiple, molto piccole e di forma irregolare. In particolare, le opacità puntiformi cosiddette "malformative" possono essere distinte in congenite (embrionarie), situate in prevalenza nel nucleo centrale del cristallino, ed in post-natali (adolescenziali) localizzate alla sua periferia (localizzazione corticale periferica). Queste ultime, osservabili dilatando la pupilla (midriasi) con farmaci, presentano una incidenza intorno al 25% nella popolazione nel suo insieme. La frequenza delle opacità del cristallino nella comune popolazione (non esposta) aumenta con l'età.



Un caro saluto
Prof.Duilio Siravo

http://siravophthalmology.okmedicina.it/

siravo@supereva.it
Cell.:3385710585



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prof. dott. Siravo (Oculistica)
 
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