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Il principio di scienza e coscienza sta alla base del comportamento del medico

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Scritto da

Scripta Firenze Agenzia di comunicazione


Pubblicato il 16/09/2015

Modificato il 31/08/2010

Il principio di scienza e coscienza. Il frequente richiamo a questo principio, che viene dato come elemento base del giuramento professionale moderno del medico, non è una “formula magica” astratta ma un orientamento che indica come l’obiettivo deontologico sia quello di indirizzare il professionista verso una responsabilità che tenga conto sia della scienza che della coscienza .

 

La coscienza. Più che alla “scienza”, di cui abbiamo nozioni approfondite, è opportuno fare un cenno semantico alla “coscienza” e cioè chiederci cosa significhi. La parola coscienza ha una lunga storia. Nella lingua latina, il termine “conscientia” significa testimonianza e, secondo Cicerone (De Officiis), la coscienza è quanto di più divino è stato concesso all’uomo. La coscienza più modernamente può essere quindi intesa come:
1. attestazione della mia esistenza
2. facoltà di giudizio, ossia la capacità di distinguere il bene dal male, il giusto dall’ ingiusto, il vero dal falso;
3. ciò che all’interno della mia psiche mi giudica;
4. una voce che è in me ma che proviene dall’esterno.

 

La formula e il suo significato. Riferirsi al rapporto tra scienza e coscienza non è quindi un modo di dire ma sottintende la credibilità professionale; è un binomio che esorta tutti i professionisti medici alla necessità di attenersi alla formula della responsabilità. Responsabilità che, ben oltre i luoghi comuni, gli stereotipi ed i paradigmi formativi, è una sola: quella dell’impegno e della solidarietà, delle scelte adeguate e dell’operare nel solo interesse della salute della persona, senza ricorrere a frasi fatte, a formalismi, ad opportunismi. Si tratta quindi di una responsabilità ampia e impegnativa che vede il medico moderno sempre più attento a quella realtà in continua evoluzione rappresentata dalla persona nella sua interezza, la cui esplorazione deve essere costante, appassionata e consapevole di come il corpo sia l’albergo dell’anima e qualsiasi terapia debba tenerne conto.

 

La Carta europea dei diritti del malato e il Codice di deontologia medica rappresentano una straordinaria opportunità, perché indicano la strada che deve essere percorsa per evitare che il sistema di valori che deve animare l’esercizio professionale sanitario sia una sterile enunciazione di principi. Al contrario occorre promuovere una riforma globale dei modi in cui operano i diversi sistemi sanitari con l’adozione di modelli di comportamento professionale che si richiamino alla responsabilità di tutti i soggetti coinvolti nell’esercizio di diritti e nel pari esercizio di doveri.



Fonti:

- Enciclopedia Giuridica - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Ed. 2009 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- Enciclopedia della Medicina Italiana - UTET - Ed. 2004 - Ideatore coordinatore scientifico Prof. Luciano Vella
- Nuova Enciclopedia Medica - Edizioni Garzanti Libri - Ed. 1987 - AA.VV.
- Trattato di Medicina Legale e Scienze Affini - Editore CEDAM - Ed. 2009 - Autori: Giusti Giusto





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