Le impronte digitali sono un identikit fedele

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Scritto da

Scripta Firenze Agenzia di comunicazione


Pubblicato il 16/09/2015

Modificato il 03/12/2009

La dattiloscopia, il ramo della criminologia che analizza le impronte digitali, considera significative le creste cutanee papillari, sopratutto dei polpastrelli delle mani, sula base di principi scientifici di identificazione.

 

A cosa servono. Le impronte digitali sono utilissime per identificare l'autore di un reato, sulla base delle impronte da questi lasciate nel luogo del delitto o sull'oggetto utilizzato per commetterlo. La dattiloscopia è di certo la tecnica di indagine più diffusa perché serve all’identificazione indiretta dell’identità, che comunque non è assoluta. Infatti, poiché le impronte dello stesso individuo non sono perfettamente sovrapponibili (questo è dovuto alla diversa pressione esercita) devono coincidere nella forma dei fasci papillari e avere in comune un alto numero di punti di dettaglio.

 

I principi fondamentali. Dopo millenni di uso empirico dell'impronta identificante, a Francis Galton (1822 - 1911) va il merito di aver enunciato i principi fondamentali della dattiloscopia e di averne promosso l'adozione nelle aule giudiziarie.

 

Le Caratteristiche.
• non subiscono trasformazioni nell'arco della vita di un individuo
• sono diverse da individuo ad individuo
• in un medesimo individuo le impronte lasciate dalle dieci dita sono tutte diverse fra loro
• la loro classificazione è riconducibile a quattro tipi fondamentali di figura, cioè a delta, monodelta, bidelta e composta.

 

I disegni papillari, delle impronte digitali non alterano la propria morfologia nel corso della vita dell'individuo, cioè rimangono immutati dal momento della loro formazione, intorno al terzo mese di vita intrauterina, sino al subentrare dei fenomeni putrefattivi successivi alla morte.
Fanno eccezione gli effetti traumatici come l'asportazione in profondità del derma, le ustioni profonde e gli esiti di infezioni della pelle.
Anche del caso di gemelli omozigoti, che hanno lo stesso DNA, le impronte digitali differiscono per alcune inezie.

 



Fonti:

- Enciclopedia Giuridica - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Ed. 2009 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- Enciclopedia della Medicina Italiana - UTET - Ed. 2004 - Ideatore coordinatore scientifico Prof. Luciano Vella
- Nuova Enciclopedia Medica - Edizioni Garzanti Libri - Ed. 1987 - AA.VV.
- Trattato di Medicina Legale e Scienze Affini - Editore CEDAM - Ed. 2009 - Autori: Giusti Giusto





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