Scritto da Scripta Firenze Agenzia di comunicazione
Pubblicato il 16/09/2015
Modificato il 11/05/2010
Il trapianto di ossa, sia autogeno che allogenico, fa parte di una prassi chirurgica consolidata e va dal rialzo del seno mascellare a interventi complessi di ristrutturazione scheletrica.
Le ossa si danneggiano con i traumi che provocano fratture complete o con un distacco di frammenti. Nella osteoporosi si riduce la sostanza ossea e aumenta quindi il rischio di fratture. Le ossa possono anche essere colpite da tumori, che richiedono l'asportazione di materiale osseo.
Quando il trapianto di ossa. In molte patologie ortopediche o traumatiche gli osteoblasti non riparano più il materiale osseo perso. In questi casi è utile un trapianto con innesti per riparare i danni o per rigenerare determinate strutture ossee. Anche la chirurgia maxillo-facciale fa uso del trapianto di ossa.
Un caso esemplare, il trapianto di spalla. Anche la spalla è una parte del corpo che può essere donata, permettendo una nuova vita a chi ha questa articolazione fuori uso. Questo grazie a una nuova tecnica italiana che utilizza un tessuto biologico al posto di uno artificiale. Il tessuto è quindi vitale e ciò facilita il processo di integrazione e di consolidamento dell'arto trapiantato con le altre ossa del ricevente. Si evita così il trapianto di ossa morte caratterizzato da un'estrema fragilità che esponeva a rischi di fratture e, in ogni caso, non risolveva i problemi di artrosi del paziente.
Il trapianto di spalla è indicato per persone sotto i 50 anni con articolazione della spalla danneggiata per un'artrosi primitiva o secondaria o per altre cause come un trauma.
Il trapianto autogeno. Il trapianto di ossa ha una versione autogena e una allogenica. È tuttavia meglio che l’impianto osseo sia prelevato dal paziente perché la guarigione è più rapida e il rischio di infezioni è minore. Il segmento osseo è spesso prelevato dalla cresta iliaca ed è fissato con viti all’osso lesionato. Nel tempo sulla superficie del segmento trapiantato si accumula la nuova sostanza ossea auto-rigenerata che sostituisce quasi completamente quanto trapiantato.
Il trapianto autogeno. Alcune volte il materiale osseo del paziente non è sufficiente oppure quello disponibile non è idoneo a sopportare le sollecitazioni meccaniche a cui è sottoposto l'osso danneggiato. Occorre quindi ricorrere al materiale autogeno che deve avere una provenienza assolutamente integra sotto il profilo biologico, ed è necessario, tra l’altro, poter escludere con sicurezza un'infezione da HIV del donatore.
I trapianti di segmenti ossei spugnosi danno i migliori risultati perché in questi frammenti i vasi sanguigni possono penetrare meglio e moltiplicarsi più facilmente perche viene agevolata la formazione di nuovi osteoblasti.
Dopo il trapianto. I pazienti devono essere messi rapidamente in movimento dopo il trapianto per stimolare la circolazione sanguigna e l’auto-rigenerazione di sostanza ossea.
- Enciclopedia Giuridica - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani - Ed. 2009 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
Fonti:
- Enciclopedia della Medicina Italiana - UTET - Ed. 2004 - Ideatore coordinatore scientifico Prof. Luciano Vella
- Nuova Enciclopedia Medica - Edizioni Garzanti Libri - Ed. 1987 - AA.VV.
- Trattato di Medicina Legale e Scienze Affini - Editore CEDAM - Ed. 2009 - Autori: Giusti Giusto
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