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Pubblicato il 02/08/2011
Modificato il 02/08/2011
Il carcinoma ovarico, grazie alla collaborazione tra ricercatori italiani - del Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia e dell'Università di Siena - e tedeschi, dell'Heidelberg Institute for Theoretical Studies, potrà essere meglio combattuto dal punto di vista terapeutico. Sono stati infatti individuati alcuni peptidi che riescono ad inibire un enzima indispensabile per la sintesi del Dna, e quindi anche per la crescita di cellule tumorali.
Questi peptidi agiscono con un nuovo meccanismo inibitorio legandosi all'interfaccia fra le due subunità dell'enzima timidilato sintasi e contrastano la crescita di cellule tumorali resistenti ai farmaci attualmente in uso clinico.
Uno studio clinico pilota sul loro meccanismo sarà avviato nella Struttura Complessa di Oncologia dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena. Il tumore ovarico è il sesto più diffuso. Colpisce oltre 200.000 donne ogni anno nel mondo ed ha incidenza maggiore nei paesi industrializzati. E' caratterizzato da alta mortalità a causa di una frequente diagnosi tardiva e del rapido sviluppo di resistenza ai farmaci.
Alcuni farmaci antitumorali di importanza clinica, largamente impiegati nella chemioterapia, inibiscono l'enzima timidilato sintasi, tuttavia l'uso di questi farmaci è accompagnato dall'insorgenza di resistenza. Nel corso del lavoro di ricerca, sono stati invece scoperti diversi peptidi che inibiscono la timidilato sintasi.
Gli sviluppi successivi, già in corso e supportati dall' Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC), consisteranno - anticipa una nota dell'ateneo emiliano - in un'ottimizzazione dei composti e nell'analisi dettagliata dei meccanismi d'azione nelle cellule, e in uno studio clinico pilota che coinvolge il centro oncologico dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
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Fonti:
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