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Rivascolarizzazione e vascolopatia diabetica: approcci futuri

Rivascolarizzazione e vascolopatia diabetica: approcci futuri Rivascolarizzazione e vascolopatia diabetica: approcci futuri


Scritto da

AdnKronos Salute (Agenzia Giornalistica di Comunicazione)


Pubblicato il 02/07/2012

Modificato il 02/07/2012

La vasculopatia periferica nel diabete è la prima causa di amputazione degli arti nei paesi ricchi. Ogni anno circa 3-4 diabetici su 1000 pazienti devono subire un'amputazione. In Italia, dove il diabete interessa circa 4 milioni di persone, si calcola un numero di amputazioni maggiori pari a circa 10mila l'anno.

E' uno dei dati presentato, insieme alle linee guida per il trattamento di questa complicazione, da Luigi Uccioli, del Dipartimento di Medicina Interna dell'Università di Tor Vergata di Roma in un convegno sulla vasculopatia periferica svoltosi a Monteporzio Catone.

''Nonostante il progressivo incremento dell'arteriopatia periferica nei pazienti diabetici - spiega - i nostri dati sulle amputazioni sono tra i più bassi in Europa. Siamo tra i pochi paesi dove la rivascolarizzazione nei diabetici viene effettuata di routine. Per questo riteniamo opportuno produrre un documento di consenso sulla realtà italiana nella gestione dei pazienti con lesioni ischemiche agli arti inferiori, e dare al diabetologo uno strumento per salvare l'arto''.

In Italia, come precisa Uccioli, la rivascolarizzazione nei pazienti diabetici viene effettuata con l'angioplastica, considerata la prima opzione di trattamento. Grazie alla collaborazione tra "rivascolarizzatori" e diabetologi ''l'intervento viene pianificato ogni volta dal clinico e dall'operatore insieme, sulla base delle esigenze del paziente in termini di salvataggio d'arto e di condizioni generali.

Da questo punto di vista - rileva - lo studio preoperatorio dell'albero vascolare è fondamentale perchè permette di definire la "road map" dei vasi da trattare per portare il sangue esattamente nella zona dove si colloca la lesione ischemica''.

Secondo Uccioli, i risultati positivi delle italiane ''sono il frutto di una tecnica di rivascolarizzazione all'avanguardia, ma si giovano molto del fatto - conclude - che questi pazienti si ricoverano in reparti ad alta intensitàdi cura, specializzati nella loro gestione''.



Fonti:

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