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Pubblicato il 19/07/2012
Modificato il 19/07/2012
Umanizzare davvero l'oncologia, puntando sulla trasparenza e sul sostegno psicologico alle famiglie dei pazienti. Sono queste alcune delle priorità sulle quali lavorare secondo Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, che questa mattina ha presentato a Roma un dossier su prevenzione e cure oncologiche.
"Occorre applicare nei reparti l'articolo 7 della legge 38/10, vale a dire la registrazione in cartella clinica del dolore, con le sue caratteristiche e l'evoluzione nel corso del ricovero", sottolinea il Tdm, evidenziando che bisogna in ogni caso "garantire il sostegno psicologico anche ai familiari, in ogni fase dell'assistenza: dalla comunicazione della diagnosi alle cure ospedaliere e domiciliari, fino alle cure palliative e all'elaborazione del lutto".
Inoltre, aggiunge Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, è necessario garantire "la trasparenza, l'adeguatezza e l'omogeneizzazione dei tempi di attesa per ogni prestazione (dalla visita, al ricovero, all'intervento, all'esecuzione di esami e di test genetici), rispettando gli standard temporali previsti dal ministero della Salute e rendendo pubblici per i cittadini i tempi che ogni realtà aziendale è in grado di assicurare, anche per gli interventi e l'esecuzione di prestazioni di anatomia patologica e test genetici".
Solo 3 strutture su 33 adottano un sistema di incentivi o disincentivi per la registrazione in cartella clinica del dolore provato dai pazienti durante il ricovero e le terapie, a 2 anni di distanza dalla legge (la 38 del 2010) che invece la impone. E se 24 strutture hanno almeno predisposto un apposito spazio in cartella clinica, in 9 manca anche quello, confermano i dati di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato.
Dall'indagine, che ha passato al 'setaccio' 33 strutture di 13 diverse Regioni, emerge come nel nostro Paese sussistano differenze 'federali' non solo tra una Regione e l'altra ma anche tra Asl differenti all'interno delle stessa Regione. Un dato, questo, che vale per i tempi di attesa minimi e massimi per alcune tipologie di interventi programmati, qui lo scostamento più diffuso è di 5 giorni ma in alcune realtà arriva fino a 20 giorni, ma anche per i Percorsi Diagnostico Terapeutici (PDT).
Nel caso di un pdt del cancro del colon retto, ad esempio, spiega il tdm, l'erogazione della prima visita è' prevista entro 3 giorni in 4 realtà, ma si può arrivare ad attendere anche 60 giorni; mentre per l'intervento l'attesa può oscillare da 3 a 30 giorni e per la radioterapia da 10 a 30 giorni.
E situazione analoga avviene per il cancro alla mammella: prima visita in 3 giorni o 60 giorni, intervento in 3 o 30 giorni e radioterapia che può essere erogata in 3 o 90 giorni.
Fonti:
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