Scritto da Gaia Cortese, giornalista professionista (Ordine regionale della Lombardia)
Pubblicato il 09/06/2010
Modificato il 09/06/2010
Il glaucoma è una malattia che colpisce il nervo ottico ed è caratterizzata da un forte aumento della pressione interna dell’occhio che porta a una conseguente degenerazione della retina e, nei casi più gravi, alla cecità totale. La malattia si manifesta prevalentemente in età adulta, dopo i 40 anni, ed è la seconda causa di cecità dopo la cataratta. Il nervo ottico, infatti, è l’organo che si occupa di trasmettere l’immagine dalla retina al cervello. L’aumento della pressione, danneggiando il nervo ottico, impedisce la normale funzione di trasmissione dell’immagine; in questo modo l’area dell’immagine percepita si riduce gradualmente con l’avanzare della malattia.
Riconoscere il tipo di glaucoma
Esistono due forme principali di glaucoma. Il glaucoma oculare primario ad angolo aperto è il tipo più diffuso: si manifesta attraverso il restringimento eccessivo dei condotti che devono far defluire l’umore acqueo ed è una malattia che compare nella maggior parte dei casi dopo i 65 anni; non ha sintomi evidenti e, per questo motivo, la diagnosi è difficile e il paziente si accorge della malattia a uno stadio già avanzato. Nel glaucoma pigmentario a impedire il deflusso dell'umore acqueo e ad aumentare la pressione oculare è la deposizione di granuli di pigmento nel canale.
Nel caso del glaucoma acuto ad angolo chiuso, invece, è l’iride che blocca il passaggio e il deflusso dell’umore acqueo, acutizzando la pressione oculare. La malattia causa un dolore intenso, offuscamento della vista, nausea e vomito.
Tre cure per il glaucoma
Per curare il glaucoma si può intervenire con dei farmaci, da assumere a vita, che riducono la pressione oculare; oppure si può intervenire con diversi tipi di laser. Nel caso si verificasse inefficacia sia nella terapia farmacologica sia in quella parachirurgica, si può intervenire con l’operazione chirurgica. Si tratta di un intervento che consiste nella ricostruzione artificiale del canale che permette il defluire dell’umore acqueo. Dopo l’operazione si deve procedere con la terapia farmacologica da sospendere dopo due, tre anni, in assenza di complicazioni.
Fonti: - Enciclopedia Treccani (Novecento) - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani Ed. 1990 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- Enciclopedia della Medicina - DeAgostini Ed. 2010 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- L'Universale della Medicina - Garzanti Ed. 1995 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
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