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La depressione ha cause genetiche

Studio conferma, depressione è “scritta” nei geni dopo teorie diverse sul tema, arriva nuova e più estesa metanalisi

Depressione genetica Depressione genetica


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Katja Karg; Margit Burmeister; Kerby Shedden; Srijan Sen. The Serotonin Transporter Promoter Variant (5-HTTLPR), Stress, and Depression Meta-analysis Revisited: Evidence of Genetic Moderation. Archives of General Psychiatry, 2

Pubblicato il 10/01/2011

Modificato il 10/01/2011

Rivalutata dagli scienziati della University of Michigan (Usa) la teoria secondo cui sono i geni a influenzare la nostra suscettibilità nei confronti della depressione. Il loro studio, pubblicato sulla rivista 'Archives of General Psychiatry', contraddice un precedente lavoro del 2009, che aveva messo in dubbio le basi genetiche del 'male di vivere', dando nuova linfa a una delle scoperte più importanti della medicina del ventunesimo secolo.

 

Nell'estate del 2003 fu infatti annunciata la scoperta di una connessione fra un gene che regola la serotonina, sostanza neurotrasmettitrice, e la capacità di ognuno di noi di riprendersi da un trauma. Una teoria definita fondamentale, ma che fu demolita nel 2009 per mano di uno studio pubblicato sul 'Journal of the American Medical Association' (Jama): un gruppo di esperti aveva esaminato i risultati di 14 indagini diverse, mostrando che non ci sono basi scientifiche sicure a sostegno della teoria del 'link' fra geni e depressione.

 

Today Srijan Sen e i suoi colleghi psichiatri della University of Michigan Medical School presentano ora una nuova e più estesa metanalisi: sono stati esaminati i risultati di 54 studi portati avanti fra il 2001 e il 2010 su circa 41 mila pazienti. Secondo Sen, non ci sono dubbi: "avendo incluso tutti gli studi più pertinenti sull'argomento, possiamo confermare che il corredo genetico di un individuo fa la differenza nel modo in cui lui o lei risponde allo stress". Una notizia accolta con entusiasmo anche dagli autori della ricerca del 2003: "l'accurato e sistematico approccio utilizzato dai colleghi dell'ateneo del Michigan - ha commentato uno di loro, Terrie Moffitt della Duke University - dimostra perchè, al contrario, l'indagine pubblicata su 'Jama' era sbagliata. Speriamo che gli stessi giornalisti che pubblicarono la notizia nel 2009, ora diano adeguato spazio a questa nuova e più corretta analisi".



Fonti:

AdnKronos Salute (Agenzia Giornalistica di Comunicazione)




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