Scritto da Daniela Gallotti, giornalista professionista (Ordine regionale della Lombardia)
Pubblicato il 05/08/2010
Modificato il 05/08/2010
Il morbo di Alzheimer è la forma più frequente di demenza: è un deterioramento mentale che inizia il suo processo evolutivo in età senile ma può anche manifestarsi prima dei 65 anni. La malattia di Alzheimer, infatti, può comparire già dai 45 anni, con disturbi della memoria e manifestazioni di disorientamento, soprattutto spaziale. I primi sintomi sono alterazioni delle funzioni simboliche: afasia (difficoltà a tradurre le parole in pensiero e viceversa), agnosia (incapacità di riconoscere gli stimoli provenienti dai sensi), aprassia (incapacità a compiere movimenti complessi mirati a una certa attività). La sintomatologia della malattia di Pick, invece, che è una forma più rara di demenza presenile, è più differenziata perché il danno può interessare diverse parti dell'encefalo.
La demenza è irreversibile.
Entrambe le manifestazioni della demenza presenile, morbo di Alzheimer e malattia di Pick, si evolvono verso la totale compromissione delle funzioni cerebrali. L'evoluzione della malattia è infatti ascrivibile a una progressiva distruzione dei neuroni a causa della betamiloide, una proteina che finisce per incollare e raggrumare i neuroni; allo stesso modo diminuisce nel cervello la presenza di acetilcolina, una molecola di primaria importanza per la comunicazione tra i neuroni. Le modificazioni cerebrali sono irreversibili e portano gradatamente alla morte.
Il malato di Alzheimer inizia ad avere difficoltà di memoria a breve termine, dimentica come svolgere compiti semplici come vestirsi o lavarsi i denti, e progressivamente perde la capacità di esprimersi, mangiare, lavarsi e muoversi in autonomia. L'assistenza da parte della famiglia o di personale adeguato diventa progressivamente totale.
Non c'è cura per il morbo di Alzheimer.
Non si può quindi parlare di cura del morbo di Alzheimer quanto piuttosto di accompagnamento nella sua evoluzione: la terapia farmacologica, infatti, si limita a rallentare la riduzione di acetilcolina, ma molte nuove ricerche sono in corso per bloccare il processo neurodegenerativo.
Possono essere di sostegno sessioni di riabilitazione cognitiva per aiutare il malato di Alzheimer nella gestione della vita quotidiana.
Come non c'è terapia, allo stesso modo non ci sono esami o analisi di laboratorio per diagnosticare il morbo di Alzheimer: per formulare una diagnosi serve la ricostruzione clinica delle alterazioni mentali del malato da parte della famiglia, nonché una valutazione accurata delle sue capacità fisiche e mentali.
- Enciclopedia Treccani (Novecento) - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani Ed. 1990 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
Fonti:
- Enciclopedia della Medicina - DeAgostini Ed. 2010 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- L'Universale della Medicina - Garzanti Ed. 1995 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
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