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Le acque termali carboniche sono leggere, medie, o forti

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Scritto da

Rachele Sardella


Pubblicato il 06/12/2011

Modificato il 06/12/2011

Le acque termali carboniche hanno la proprietà di avere in soluzione una quantità rilevante di anidride carbonica libera (CO2).

Anche solo per questo, senza contare le altre sostanze che in diversa misura sono comunque presenti, l'assunzione di queste acque determina effetti curativi particolari. 

 

Perché si distinguono. In particolare il tasso di CO2 delle acque termali carboniche aumenta in relazione al variare del pH da alcalino ad acido.

Inoltre il livello di solubilità dell'anidride carbonica è condizionato dal calore come si evidenzia in una bottiglia di PET(polietilene trasparente) piena d'acqua minerale da tavola addizionata con CO2 che si gonfia se collocata in un locale riscaldato: è l'anidride carbonica che tende a separarsi dall'acqua per la legge di Henry. 

 

La classificazione di Marotta e Sica. Le acque termali carboniche sono considerate tali quando contengono una quantità minima di CO2 libera di 300 mg/litro.

Su questa base di suddividono in:

- acque carboniche leggere: da 300 a 500 ml/l

- acque carboniche medie: da 300 a 1.000 ml/l

- acque carboniche forti: oltre 1.000 ml/l.

Questa classificazione è scientificamente valida anche se la legislazione italiana attuale consente, per le acque minerali naturali carboniche in bottiglia, la definizione di " acque acidule " quando il contenuto di anidride carbonica libera è superiore a 250 mg/l. 

 

Bagnarsi piacevolmente in acqua carbonica. La balneoterapia in acqua carbonica (balneoterapia carbogassosa), oltre ad essere una valida metodica terapeutica, possiede alcune particolarità significative che agiscono in modo particolarmente efficace sul sistema cardiocircolatorio e sul sistema respiratorio.

Durante l'immersione l'anidride carbonica è assorbita tramite la pelle e per inalazione e questa seconda forma è la più efficace. 

 

Un bagno freddo che sembra caldo. Il bagno carbogassoso determina in modo autonomo, senza dipendere dal contenuto in CO2 nell'acqua, la quota di anidride carbonica liberata (ed inalata).

Questa quantità cresce con la temperatura; tuttavia se, per esigenze terapeutiche, si vuole ridurre l'inalazione occorre coprire la vasca e tenere il paziente in posizione seduta o semisdraiata.

Questo perché il peso specifico dell'anidride carbonica è maggiore di quello dell'aria

e la fa depositare a un livello di pochi centimetri superiore a quello dell'acqua.

Da notare che il bagno carbonico può essere praticato ad una temperatura infe­riore (33° C) a quella normale della balneoterapia termale classica senza che il paziente percepisca sensa­zione di freddo. Questo fenomeno è dovuto all'azione meccanica provocata dal distacco delle bollicine dalla pelle con conseguente stimolazione dei termocettori cutanei. 

 

Le acque carboniche riducono la pressione sanguigna. L'inalazione opportunamente dosata di anidride carbonica evita l'effetto tendenzialmente ipertensivo del gas.

Questo effetto di aumento della pressione cresce alla bassa temperatura dell'acqua e si riduce alle alte temperature.

Questo meccanismo che opera sulla pressione può essere così schematizzato:

- bassa temperatura = scarsa liberazione di CO2 = scarsa influenza sull'attività cardiaca (non bradicardia) = effetto indifferente o ipertensivo;

- alta temperatura = maggiore liberazione di CO2 = aumento tono e contrattilità miocardica (con bradicar­dia) = effetto ipotensivo.

È evidente che il dosaggio della temperatura dell'acqua è essenziale per ottenere il risultato terapeutico desiderato.



Fonti:

Elementi di idrologia medica per il corso di idrologia e climatologia medica - Roberto Gualtierotti - Edizioni Libreria dello Studente, Milano, 1974

Manuale di medicina termale - Agostini, G - Archimedica Editori, Torino, 2000





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