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Pubblicato il 17/12/2011
Modificato il 17/12/2011
L'Italia non solo ha raggiunto il traguardo storico dei 60 milioni di abitanti ma non è mai stata così anziana: il 20,3% dei connazionali ha più di 65 anni. La cartella clinica dello stivale, disegnata dalla Relazione sullo Stato Sanitario del Paese presentata dal Ministro Renato Balduzzi, parla di un paziente più longevo, ma pigro, che non riesce a rinunciare al fumo, che vive molti anni di disabilità negli ultimi anni di vita. Se da una parte è quasi dimezzata dal 1980 la mortalità generale, diminuisce la mortalità infantile (ridotta del 22% per i maschi e del 24% per le femmine), dall'altra le malattie del sistema circolatorio e i tumori si confermano le principali cause di malattia e mortalità.
Alla Campania spetta il titolo di Regione con la più alta mortalità d'Italia sia per gli uomini sia per le donne. Dopo la Campania, la mortalità più alta, sia maschile sia femminile, si registra in Sicilia. La mortalità per tumori e quella per malattie del sistema circolatorio tracciano una chiara polarizzazione a sfavore delle Regioni più industrializzate del Paese in termini di mortalità per tumori e a sfavore delle Regioni meridionali in termini di mortalità per malattie cardiovascolari.
In questo panorama, la Campania si distingue anche per la mortalità per tumore del polmone fra gli uomini, tra i quali si registra il tasso più alto del Paese. Fra le buone notizie si è ridotta del 60% dal 1980 la mortalità per malattie cardiocircolatorie e dagli anni '90 è diminuita del 20% la mortalità per tumori.
A parlare di stili di vita un dato su tutti: in Italia si stima siano attribuiti al fumo dalle 70 mila alle 83 mila morti l'anno, con oltre il 25% di questi decessi tra i 35 e i 65 anni di età.
Nonostante una riduzione dei fumatori avvenuta in seguito alla legge che ha introdotto il divieto di fumo nei locali pubblici (entrata in vigore nel 2005), ora è sostanzialmente stabile la percentuale di coloro che non rinunciano alle sigarette: il 22,8% della popolazione con una prevalenza di maschi (29,2%) rispetto alle femmine (16,9%).
Nel 2010 il numero di italiani che sono riusciti a smettere è però aumentato, passando da 17,5% al 18,4%. Si stima che siano riusciti a spegnere l'ultima sigaretta più di 560 mila connazionali.
Il numero totale dei consumatori di droga (sia quelli occasionali sia quelli che le usano quotidianamente) è stimato in circa 2.924.500. Le percentuali di persone che nella popolazione generale contattata (su un campione di 12.323 soggetti di età compresa tra 15-64 anni) hanno dichiarato di avere usato almeno una volta nella vita stupefacenti sono risultate, rispettivamente, 1,29% per l'eroina, 4,8% per la cocaina, 22,4% per la cannabis, 2,8% per gli stimolanti - amfetamine - ecstasy, 1,9% per gli allucinogeni.
Nel 2008 sono quasi 7 milioni le donne, tra i 16 e i 70 anni, che hanno subito violenze fisiche o sessuali nel corso della loro vita e 900.000 le vittime di ricatti sul lavoro.
Il fenomeno è sottostimato come nel caso degli stupri. Per quanto riguarda la violenza sui minori, si legge nel rapporto, "anche in questo caso la maggior parte degli abusi avviene in casa e in famiglia".
L'Italia, tra i paesi europei, si colloca tra quelli a basso rischio di suicidio. Nel biennio 2007-2008, si sono verificati 7.663 suicidi (3.757 nel 2007 e 3.906 nel 2008). Di questi nel 77% dei casi il suicida è un uomo. Sebbene "il fenomeno del suicidio, in termini assoluti, assuma dimensioni più rilevanti in età anziana, è nei giovani che esso rappresenta una delle più frequenti cause di morte".
Il rapporto segnala infatti che nelle fasce di età 15-24 e 25-44 anni, il suicidio è stato nel biennio 2007-2008 la quarta più frequente causa di morte (circa l'8% di tutti i decessi. Fra le malattie infettive, infine, l'Aids: dall'inizio dell'epidemia nel 1982 a oggi sono stati segnalati oltre 61.000 casi di Aids, con quasi 40.000 deceduti. Longevi ma più malati, pigri e fumatori. Questo il quadro della salute degli italiani che esce dalla relazione sullo Stato Sanitario del Paese.
- 60 milioni. E' il record demografico raggiunto dal paese. 20: è la percentuale della popolazione con più di 65 anni.
- 587.488: il numero dei nati vivi in Italia nel corso del 2010 per un tasso di natalità pari a 9,3 per 1.000 abitanti.
- 587.488: il tasso di mortalità pari a 9,7 per 1.000 abitanti. Dal secondo dopoguerra a oggi si tratta del livello di mortalità più alto dopo quello avuto nel 2009 (592.000).
- 2.924.500: è il numero stimato totale dei consumatori di droghe in Italia, sia quelli occasionali sia quelli che le usano quotidianamente.
- 7 milioni: sono le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenze fisiche o sessuali nel corso della loro vita.
- 900.000: le vittime di ricatti sul lavoro.
- 7.663: è il numero dei suicidi nel biennio 2008-09 (3.757 nel 2007 e 3.906 nel 2008). Di questi nel 77% dei casi il suicida è un uomo.
- 40.000: è il numero delle vittime dell'Aids in Italia dall'inizio dell'epidemia.
- 110.000: sono i celiaci in Italia, contro una stima del numero reale di circa 600.000. L'esclusione totale e permanente dei cereali contenenti glutine dalla dieta "è l'unica terapia efficace per evitare la comparsa dei sintomi e permetterne la remissione e prevenire lo sviluppo delle sue complicanze".
- 97.953: a tanto ammontano i decessi per malattie del cuore nel 2008 che per la prima volta hanno superato i tumori che contano 97.441 vittime.
- 83.000: si stima siano queste le vittime del fumo in Italia ogni anno.
- 40: è la percentuale degli italiani che non pratica alcuno sport. Dodici milioni di italiani, il 20% della popolazione, convivono con almeno due malattie croniche ed è una condizione che si verifica soprattutto tra gli over 55. È quanto rileva la Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri Internisti (Fadoi), commentando i dati della Relazione sullo stato sanitario del Paese. Il fenomeno è direttamente proporzionale all'aumento dell'età.
Tra gli ultra settantacinquenni, infatti, la presenza di almeno due malattie croniche si riscontra in 7 anziani su 10 ma esiste anche una fascia di popolazione più giovane (tra i 45 e i 54 anni) che vive in questa condizione e conta 1,4 milioni di italiani (il 16,6% del totale). ''Siamo in presenza di un cambiamento epocale - afferma Carlo Nozzoli, Presidente della Fadoi - e occorre mettere in pratica una medicina cucita sul paziente individuando i percorsi più idonei, le priorità.
È necessario tenere in conto una varietà di aspetti che, spesso, esulano dal semplice piano sanitario: i problemi abitativi, la solitudine, chi assiste il paziente quando torna a casa'. Aspetti solo apparentemente secondari, ma che possono avere un peso determinante sui risultati delle cure e, ad esempio sull'adesione alla terapia con i farmaci, vale a dire l'abitudine di un paziente a seguire le prescrizioni in materia di assunzione dei farmaci.
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Fonti:
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