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Pubblicato il 20/04/2011
Modificato il 20/04/2011
In tre anni, circa 8 mila persone - sia donne che uomini - hanno chiesto aiuto all'Associazione Vita di Donna, per sapere come, dove e quando poter consultare un medico per la ricetta della pillola del giorno dopo. Il 50,9% ha chiamato dopo aver ricevuto un rifiuto alla richiesta della prescrizione medica, con la motivazione della 'clausola di coscienza', a cui è ricorso l'85% dei camici bianchi.
E' quanto emerge dal primo rapporto sull'utilizzo, nel nostro Paese, della pillola del giorno dopo, presentato a Roma dall'Associazione Vita Donna Onlus. Per prevenire concretamente il rischio di una gravidanza indesiderata e per non lasciare sole le donne, soprattutto le più giovani, in una situazione di emergenza, l'Associazione ha istituito 'SOS pillola del giorno dopo', un servizio di orientamento telefonico sulla contraccezione d'emergenza e una rete di 100 medici, operatori volontari sul territorio nazionale, pronti a intervenire nel fine settimana o nei giorni festivi, anche di notte, per prescrivere la pillola dl giorno dopo.
Nel rapporto, che fotografa l'attività del servizio telefonico nel triennio 2008-2010, emerge che per ottenere la contraccezione d'emergenza, le donne si trovano davanti a un percorso a ostacoli. La metà delle persone che hanno contattato il servizio SOS, lo ha fatto dopo aver ricevuto un rifiuto alla richiesta della prescrizione medica. Nello specifico, tra i medici che hanno negato la ricetta il 34% lavora nel pronto soccorso, il 30% in guardia medica, il 25% nei consultori, mentre nell'11% dei casi si tratta di medici di famiglia.
Solo il 15% dei no è dovuto all'assenza o alla non disponibilità immediata del medico, in particolare nei consultori pubblici dove il camice bianco è presente solo in alcuni giorni feriali e in alcune fasce orarie.
I dati emersi dal rapporto preoccupano Elisabetta Canitano, Presidente di Vita di Donna Onlus che valuta come"irrinunciabile" una presa in carico delle donne in una situazione di emergenza. "Le donne che ci chiamano sono giovani e attive, studiano o lavorano, abitano in prevalenza nel centro sud e si dichiarano cattoliche.
Per loro - spiega - la contraccezione di emergenza non è sostitutiva di quella ordinaria, ma in genere è un vero incidente, a cui tutti dobbiamo prestare soccorso". Per la Canitano, occorre in ogni caso "sfatare il pregiudizio che esiste una contraccezione buona (la pillola e il preservativo) e una sbagliata (quella di emergenza), come se ci fosse una sessualità o un'attività sessuale giusta, perché presunta stabile, contro una sbagliata, perché frutto dell'incontro di un sabato sera".
"Le donne - sottolinea la presidente dell'associazione - devono conoscere la contraccezione di emergenza non come alternativa ma come complementare in caso di incidente. Inoltre, devono sapere che per la ricetta non occorre un ginecologo, ma semplicemente un medico. Ogni occasione è importante per informare e prevenire con i fatti, anche attraverso una prescrizione medica, il rischio dell'aborto volontario".
A chiedere più informazione, in materia di contraccezione d'emergenza, è anche Giuseppina Adorno, Presidente della Consulta dei Consultori del Comune di Roma. "Per la contraccezione di emergenza il fattore tempo è cruciale. Questi ragazzi - spiega - arrivano sfiniti dai tanti giri che devono fare prima di trovare il nostro indirizzo, un medico e poi il farmaco. Per questo si deve investire di più nell'informazione e nella visibilità dei servizi già esistenti". Adorno sottolinea quindi un dato preoccupante.
"Chi arriva a richiedere il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza molto spesso non ha preso in considerazione alcun metodo contraccettivo, neanche quello di emergenza. Infatti, chi utilizza la 'pillola del giorno dopo' è già sensibilizzato sul tema della contraccezione, ma la pratica male o con metodi poco efficaci".
"I consultori - aggiunge Adornato - ricevono richieste di prescrizione del contraccettivo di emergenza concentrate tra il venerdì e il lunedì mattina. In città, pur con qualche limite dovuto agli orari spezzati e alla difficoltà di conoscere gli indirizzi e la distribuzione dei consultori familiari sul territorio, il servizio riesce ad avere una sua funzionalità. Il problema principale - conclude - è per i piccoli centri, lontani dalla Capitale, dove incontrare un medico che rifiuta la prescrizione può davvero costituire un rischio".
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Fonti:
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