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Pubblicato il 20/02/2012
Modificato il 20/02/2012
Le persone affette da demenza soffrono maggiormente di disturbi del sonno e depressione.
L'incidenza più elevata si trova tra i pazienti affetti dalla demenza a corpi di Lewy (LBD). È il risultato di un ampio studio effettuato dallo Stavanger University Hospital che indica che sette pazienti affetti da demenza su dieci soffrono di una qualche forma di disturbo del sonno. Tra i pazienti con LBD, il rapporto è di nove su dieci.
La ricerca ha, inoltre, mostrato che i pazienti affetti da demenza sono anche più inclini alla depressione e ai disturbi d'ansia.
"L'analisi dei dati dello studio può aiutarci a migliorare la comprensione della progressione di LBD, Alzheimer e demenza provocata da altre malattie e dei sintomi e dello sviluppo dei cambiamenti neurologici per sviluppare nuove terapie di trattamento", ha sottolineato Dag Aarsland, responsabile della ricerca al Centre for Age-Related Medicine di Stavanger.
Il disturbo del sonno più comune tra i pazienti affetti da demenza in generale è risultato essere l'insonnia (difficoltà ad addormentarsi). Un tasso molto alto è stato registrato in merito ai disturbi del comportamento durante il sonno, spesso il primo sintomo a comparire nei pazienti LBD.
"Questo è un disturbo drammatico del sonno in cui il paziente può agitarsi, urlare e gridare mentre dorme", ha spiegato Aarsland.
Dalla ricerca emerge che circa quattro su dieci pazienti affetti da LBD hanno avuto questo tipo di esperienza notturna. La sua incidenza tra i pazienti di Alzheimer, al contrario, non arriva al 10%.
"I disturbi del sonno influiscono sul sano funzionamento mentale dei pazienti, minando la loro capacità di affrontare la malattia e aumentando l'emergere di depressione e ansia rispetto ai pazienti senza problemi di sonno. Con l'aumento della percentuale di persone anziane nel mondo - ha continuato Aarsland - il numero di diagnosi di demenza e di Alzheimer è in rapido aumento. A livello mondiale, circa 36 milioni di persone soffrono di Alzheimer, cifra che dovrebbe salire a 66 milioni entro il 2030 e a 115 milioni entro il 2050. È necessario dunque comprendere al meglio come combattere queste malattie, aumentando i finanziamenti per la ricerca e le conoscenze sui trattamenti più efficaci".
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Fonti:
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