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Pubblicato il 07/02/2012
Modificato il 07/02/2012
Una nuova terapia farmacologica il cui bersaglio è il danno muscolare presente nella distrofia muscolare: si tratta di uno studio nato da una collaborazione tra il gruppo diretto dal Prof. Emilio Clementi, Ordinario in Farmacologia dell'Università di Milano, e l'Unità Neuromuscolare dell'IRCCS Medea, diretta dalla Dott.ssa Grazia D'Angelo all'interno del Reparto di Riabilitazione Funzionale (responsabile Dott.ssa A.C. Turconi).
Il trial clinico nasce da studi preclinici finanziati da Telethon Italia ed è stato condotto col sostegno economico dell'IRCCS Medea, di Parent Project Onlus e della Comunità Europea (progetto Endostem).
I risultati dello studio, che ha visto coinvolti anche ricercatori delle Università di Milano-Bicocca e dell'IRCCS San Raffaele, sono stati appena pubblicati sulla rivista Pharmacological Research.
Ad oggi, l'unica terapia farmacologica utilizzata nelle distrofie muscolari, e solo in alcune di esse, si basa sui corticosteroidi, che sono in grado di controllare l'infiammazione muscolare ma presentano effetti collaterali a volte importanti.
L'obiettivo di questo nuovo approccio è trovare una via farmacologica più tollerabile dall'organismo, che possa sostituirsi o limitare l'utilizzo dei farmaci corticosteroidei e che giunga ad un efficace rallentamento della degenerazione muscolare.
È noto che il nitrossido (NO) agisce sul muscolo scheletrico con diverse funzioni protettive e di incremento della disponibilità di energia. Il gruppo diretto dal Prof. Clementi aveva già dimostrato che NO è in grado di potenziare l'attività delle cellule staminali muscolari e aiuta quindi il riparo del muscolo danneggiato.
Tuttavia, considerato l'aspetto infiammatorio presente nel tessuto muscolare distrofico, l'NO da solo non si è dimostrato efficace.
I ricercatori hanno valutato quindi la possibilità di associare ad un donatore di NO (isosorbide dinitrato), un antinfiammatorio non steroideo (ibuprofene), prima su murini topi modello per la distrofia muscolare (British Journal of Pharmacology, 2010), verificando la sicurezza clinica di tale combinazione e l'efficacia a livello muscolare.
A partire da questo dato, si è disegnato uno studio di "safety" (sicurezza) di tale combinazione di farmaci sull'uomo. Sono stati reclutati 71 pazienti adulti affetti da distrofia muscolare di Duchenne, distrofia di Becker e distrofia dei cingoli: 35 trattati con la combinazione di ibuprofene ed isosorbide dinitrato, per un periodo di 12 mesi, e 36 non trattati.
Controlli clinici seriati (esami ematochimici, valutazione funzionale neuromuscolare, valutazione della funzionalità cardiaca e respiratoria) hanno dimostrato una buona tollerabilità a lungo termine della terapia, con effetti collaterali transitori e non severi (ad esempio mal di testa e ipotensione arteriosa).
"È ancora presto per dire se questo approccio sarà altrettanto efficace nell'uomo come lo è stato nell'animale - dice il Prof. Clementi - tuttavia i dati di sicurezza e tollerabilità in uomo sono già una solida base da cui partire".
Il gruppo ha disegnato - in collaborazione con il consorzio europeo Treat-NMD - un programma di sviluppo clinico e ha già avviato gli studi preliminari all'esecuzione di un trial clinico multicentrico di fase II che dimostri l'efficacia del trattamento con ibuprofene ed isosorbide dinitrato, in particolar modo nella distrofia muscolare di Duchenne.
Grazie ad un finanziamento di Parent Project Onlus e alla collaborazione con il Centro Studi Fase I dell'Azienda Ospedaliera Luigi Sacco di Milano, è già stato condotto un primo studio di fase I su volontari sani per testare l'interazione tra i due farmaci e si prevede che sia terminato entro giugno anche il secondo studio di fase I su volontari sani, disegnato per ottimizzare il dosaggio dei farmaci.
In base ai dati ottenuti, sarà in futuro possibile avviare uno studio sperimentale volto a valutare l'efficacia terapeutica su pazienti.
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Fonti:
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