La diagnosi del nodulo tiroideo. Nel caso che il medico curante o il paziente stesso si accorga della presenza di un nodulo tiroideo occorre sottoporsi subito agli esami diagnostici necessari per determinarne la natura e quindi giungere a una diagnosi corretta della patologia tiroidea.
Esami diagnostici ematochimici. I primi esami da fare per individuare il nodulo tiroideo sono semplici esami del sangue che comprendono gli ormoni liberi FT3 ed FT4 o l’ormone tireotropo TSH.
FT4 vuol dire frazione libera della T4, antiormone tiroideo; FT3 è l’ormone attivo della tiroide; TSH è l’ormone ipofisario che controlla la funzione tiroidea; gli anticorpi antitiroidei che servono per escludere le malattie di tipo autoimmunitario; la calcitonina che è un marker tumorale del carcinoma midollare della tiroide in fase preoperatoria, la qual cosa rappresenta un punto cruciale perche se noi abbiamo un valore di questo esame più alto rispetto al normale sappiamo che il nodulo del paziente costituisce un problema serio.
Esamidiagnostici ecografici. L’ecografia rappresenta un fattore estremamente importante, l’ecografia del collo ci dice la sede, le dimensioni e la struttura del nodulo tiroideo: se è solido, se è liquido o se è misto, e ci dice come sono i margini.
Una struttura meno ecogena rispetto al normale, che noi chiamiamo ipoecogena, con la riduzione del segnale dell’orletto periferico, e quindi la perdita di omogeneità del segnale periferico, rappresenta un fattore di rischio statisticamente significativo e indica che può essere presente un carcinoma tiroideo.
Esame agoaspirato tiroideo. L’agoaspirato tiroideo è un esame che serve, da un punto di vista citologico, a determinare il nodulo stesso e quindi a classificare se si tratta di un nodulo tiroideo benigno o maligno.
Scintigrafia tiroidea. La scintigrafia tiroidea è un esame diagnostico estremamente semplice perché vengono iniettati due materiali radioattivi dotati di una vita molto breve; soprattutto il Tecnezio che ci permette di fare uno studio morfologico della ghiandola tiroide e ci consente di valutare immediatamente se il nodulo è freddo e quindi non funzionante perché non produce ormoni, e di conseguenza più sospetto rispetto a un nodulo caldo che può produrre ormoni e quindi determinare una condizione di ipertiroidismo.
Quando intervenire. La terapia del nodulo alla tiroide va distinta per anziani e per giovani.
Rispetto al nodulo tiroideo consideriamo anziana la persona che ha superato i 55 anni e in questo caso si preferisce non trattare il paziente perché, 99 su 100, il nodulo non si modifica nel corso del tempo, ovviamente dopo aver fatto tutti gli esami diagnostici del caso, necessari per poter far stare tranquillo il paziente.
Il nodulo tiroideo viene invece trattato nei giovani se ha una dimensione superiore a 1,5 cm e se è presente anche un gozzo, naturalmente a patto che questi piccoli noduli non abbiano delle caratteristiche ecografiche che inducano sospetto. In tal caso si fa l'agoaspirato ecoguidato.
Terapia del nodulo tiroideo. La terapia consiste nel somministrare per bocca al paziente un ormone tiroideo sintetico al posto di quello che normalmente viene prodotto dalla ghiandola tiroide sotto lo stimolo del TSH, l’ormone che stimola appunto la funzione tiroidea.
In questo modo non modificando assolutamente il metabolismo normale nel paziente, viene data un'informazione all'ipofisi alla quale diciamo: “noi abbiamo introdotto l’ormone che tu stimoli a produrre, quindi ti puoi mettere a riposo”.
Il TSH capisce questo comando, abbassa la stimolazione della produzione di ormone e si riduce fino ad arrivare a zero.
Questa si chiama terapia “soppressiva” perché sopprime la secrezione del TSH.
Annullando questa funzione, ma non modificando gli ormoni tiroidei liberi, abbiamo la possibilità di valutare nel corso del tempo come risponde il nodulo.
Risultati post terapia. Se il nodulo tiroideo dopo circa un anno di terapia soppressiva rimane identico o si riduce, siamo legittimati nell’andare avanti tranquillizzando ancora di più il paziente.
Questo fortunatamente avviene nella maggioranza dei casi.
Il paziente viene quindi curato, il nodulo alla tiroide si ferma o addirittura torna indietro e deve quindi essere solo mantenuto il controllo annuale con l'esame del sangue e l’ecografia.
Gli esami del sangue servono per confermare che la terapia è corretta e l’ecografia serve per confermare che il nodulo non si è modificato e che la patologia tiroidea in atto non ha subito trasformazioni.
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