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Pubblicato il 18/07/2011
Modificato il 18/07/2011
Diventare mamma dopo un tumore al seno: da oggi non sarà più un'eccezione per chi guarisce ma diventa più facile grazie a una tecnica messa a punto da un team di ricerca tutto italiano che, ''addormentando'' le ovaie delle pazienti, punta a preservarne la fertilità. Pubblicato sulla rivista scientifica Jama e coordinato dall'IST di Genova, lo studio dimostra come 'mettendo a riposo' le ovaie durante la chemioterapia si riesce a preservarne la funzione riproduttiva riducendo, anche se non eliminando del tutto, i danni provocati dai farmaci antitumorali. In questo modo si evita la menopausa precoce, che ora si verifica per 4 pazienti su 10. ''Il tumore del seno colpisce sempre più precocemente, 6 volte su 100 prima dei 40 anni'', afferma la coordinatrice della ricerca Lucia del Mastro, dell'IST di Genova. In Italia sono 2.300 donne l'anno e in casi come questi ''è prioritario salvaguardare la loro possibilità di diventare madri'', aggiunge la dottoressa.
Lo studio è stato condotto dal 2003 al 2008 su 281 donne in 16 centri aderenti al Gruppo Italiano Mammella (GIM). La tecnica messa a punto dall'IST, spiega Marco Venturini, Presidente AIOM e fra gli autori della ricerca, ''consiste nella somministrazione della triptorelina, un ormone analogo dell'Lhrh, con l'obiettivo di 'addormentare' le ovaie durante la chemioterapia, che per sua natura agisce su tessuti che proliferano rapidamente''. Nel gruppo di pazienti trattato l'8,9% è andato incontro a menopausa precoce rispetto al 25,9% di chi aveva ricevuto le cure standard, con una differenza assoluta del 17%. Bloccando le mestruazioni si bloccano quindi gli effetti collaterali della chemio, mentre senza questa terapia il danno alla funzione ovarica resta. Un risultato, sottolinea Venturini, ''che è importante non solo sul fronte della salvaguardia della fertilità della donna colpita da cancro dopo la chemioterapia, ma che ha delle implicazioni molto forti anche sulla problematica della menopausa precoce''.
Già ribattezzata 'blocca-ovaie', la tecnica ne riduce la percentuale e di conseguenza migliora la qualità di vita della donna, evitandole disturbi come l'osteoporosi o le caldane. ''Questa tecnica - precisa Venturini - non va ad escludere ma semmai ad affiancare la pratica di mettere da parte gli ovuli e di congelarli prima di sottoporsi a chemioterapia per poi riutilizzarli con la fecondazione assistita''. ''Addormentare'' le ovaie non preserva al 100% la fertilità, sottolinea, ma comunque ''aumenta le possibilità di avere mestruazioni normali dopo le cure antitumorali''. Possibilità che variano in base a diversi fattori, dal tipo di chemioterapia all'età della paziente. ''La somministrazione dell'analogo dell'ormone Lhrh, almeno in donne con tumore alla mammella, può diventare standard subito - conclude Venturini - e potrebbe essere utilizzata subito dagli oncologi''.
Per Approfondire: Vedi Link oppure Jama oppure IST Genova
Fonti:
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