Scritto da Daniela Gallotti, giornalista professionista (Ordine regionale della Lombardia)
Pubblicato il 05/08/2010
Modificato il 05/08/2010
La radioterapia è una cura oncologica mediante radiazioni. Le radiazioni possono essere ionizzanti elettromagnetiche, ossia con raggi X e gamma, oppure corpuscolari, con fasci di particelle cariche (come elettroni e protoni). Tutte le terapie radianti producono la ionizzazione, ossia la liberazione di un elettrone nell'atomo che è stato colpito, e quindi la rottura della molecola: se la molecola colpita è il DNA, la cellula viene disattivata: nella cura delle neoplasie, questo meccanismo permette di fermare lo sviluppo delle cellule cancerose prima che invadano i tessuti circostanti provocando conseguenze irreversibili. La radioterapia permette un'azione selettiva che progressivamente impedisce la sopravvivenza delle cellule tumorali e permette a quelle sane di riprendersi dai danni subiti.
Le varie modalità di radioterapia.
Differenti sono le modalità di impiego della radioterapia. Nella radioterapia esterna le radiazioni provengono da un apparecchio esterno al paziente, indirizzate su alcune aree di cute.
La radioterapia ad alta energia ha invece un forte potere di penetrazione ed è ritenuta utile per tumori situati in zone profonde del corpo: lascia intatti la cute e i tessuti sani al di fuori dell'area colpita dalle radiazioni. Viene impiegata soprattutto per i linfomi, il tumore del testicolo e il carcinoma prostatico.
La radioterapia interstiziale si differenzia perché prevede l'iniezione di preparati radioattivi (radio, cesio, iridio) sotto forma di aghi, fili o semi nel tessuto tumorale: ha il vantaggio di concentrare alte dosi di radiazioni in una zona circoscritta e in breve tempo. Si presta quindi all'applicazione locale nei carcinomi della bocca, della lingua, della pelle, dell'ano. La variante endocavitaria della radioterapia interstiziale prevede l'inserimento di apparecchi emittenti radiazioni nella vagina o nell'utero, per esempio.
Lo iodio radioattivo viene invece impiegato per la cura delle metastasi da tumore della tiroide. Il radiooro o il radiofosforo sono invece somministrati per il tumore dell'ovaio.
I tumori più sensibili alle radiazioni sono quelli del sistema linfatico, i carcinomi delle vie aree e digestive, il tumore delle ossa, alcuni tumori della pelle, il tumore del corpo dell'utero, il carcinoma della mammella, dell'intestino, dell'ipofisi, della tiroide, del testicolo e dell'ovaio. Lo sono meno i sarcomi dei tessuti molli e i tumori del sistema nervoso.
Vantaggi e effetti collaterali.
La radioterapia permette di ridurre le dimensioni delle masse tumorali e quindi di eliminare alcuni sintomi della malattia, per esempio da compressione. Come la chemioterapia, ha anche una funzione precauzionale, perché permette di eliminare metastasi residue, come dopo un'operazione conservativa alla mammella. E come la chemioterapia ha alcuni effetti collaterali, soprattutto a carico delle cellule sane a rapida riproduzione (pelle, mucose, midollo osseo); le radiazioni possono inoltre indurre mutazioni cromosomiche.
- Enciclopedia Treccani (Novecento) - Ist. della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani Ed. 1990 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
Fonti:
- Enciclopedia della Medicina - DeAgostini Ed. 2010 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
- L'Universale della Medicina - Garzanti Ed. 1995 - Autori e riferimenti scientifici: vedi link
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