Scritto da Dott. Raffaele Bifulco
Pubblicato il 08/09/2015
Modificato il 08/09/2015
Nel precedente articolo abbiamo parlato della prima fase dell’adolescenza, quella caratterizzata dal bisogno dei ragazzi di differenziarsi dalla propria famiglia e dai genitori in particolare, un atteggiamento tipico di questa età e che si manifesta con la cosiddetta ribellione adolescenziale. In questo articolo, continuiamo a parlare di adolescenze e sessualità, al plurale perché diverse sono le casistiche e le esperienze che si possono vivere in questa fase unica della propria vita, e approfondiamo un aspetto della prima fase dell’adolescenza, quella dello sviluppo psicosessuale.
Anche se le esperienze che si vivono sono comuni, ciò che fa la differenza tra una persona e un’altra è “come” si vivono quelle stesse esperienze. È un po’ come in un film: ogni storia avrà i suoi personaggi, la sua trama, i colpi di scena e (forse) i cambi di direzione… Ma la regia è nelle mani dell’adolescente o di chi lo circonda?
A cominciare dalla pubertà, il corpo infantile cede il passo al corpo sessuato. L’aumento dell’altezza e la comparsa dei peli, il cambiamento del timbro di voce, l’assunzione di conformazioni fisiche maschili e femminili specifiche (per esempio, l’aumento del tono muscolare nei ragazzi e la formazione dei fianchi e del seno nelle ragazze) e il cambiamento dei genitali preludono alla maturazione sessuale: ne sono la conferma biologica le prime mestruazioni per le ragazze e le prime eiaculazioni per i ragazzi.
Per le ragazze l’arrivo del menarca, ovvero il primo flusso mestruale, è il segno tangibile e immediato della conquista dell’età fertile, dell’essere femmina; i ragazzi, invece, se ne renderanno conto in modo occasionale, sempre dopo che è già avvenuta. Per loro “la prova” dell’essere maschio deriva da quelle novità assolute che sono l’erezione e l’eiaculazione. Ciò che è comune a entrambi i generi, da questo momento in poi della vita, sono lo sviluppo delle fantasie sessuali che nei primi tempi sono spesso inconfessate, cioè solo pensate e immaginate, nelle loro diverse forme, ma anche la possibilità di eccitarsi e raggiungere l’orgasmo. È questa l’età dell’autoerotismo che, dal punto di vista psicosessuale, assolve alla funzione di scoperta del corpo sessuato e delle sue zone erogene, facendo acquisire confidenza con il suo funzionamento e con il piacere che può procurare. Un piacere erotico mai provato prima e che proietta femmine e maschi nel mondo della sessualità adulta.
Per quanto belle, le cose dette finora suscitano anche molti timori e incertezze nelle ragazze e nei ragazzi, anche quando mascherate per non apparire insicuri. Infatti, la maturazione sessuale biologica è solo una parte della sicurezza sessuale.
La conquista dell’identità sessuale femminile e maschile è legata a molti altri fattori che dipendono dal rapporto con se stessi e con gli altri. Il mondo interno ed esterno si influenzano reciprocamente. Infatti, oltre agli sconvolgimenti ormonali e ai cambiamenti fisici non sempre graditi a tutte/i, nella prima adolescenza inizia pure la maturazione della personalità. Ed ecco che emerge il tema dell’identità. Le domande di fondo sono: come mi sto trasformando, chi sono io? Le risposte non possono essere ricercate solo in se stessi, cioè fermandosi a comprendere il proprio corpo e la propria mente, ma necessitano del riscontro esterno. Ecco che diventa imprescindibile il confronto con gli amici e le amiche che vivono la stessa situazione: sono loro che trasmettono le conferme o meno sul fatto di piacere ed essere considerati; è nel gruppo dei coetanei che si capisce quanto si vale e se si riesce ad affermare una identità sessuale vincente.
In passato questo meccanismo era solo uno dei fattori di costruzione della propria identità sessuale. Oggi pare che ragazze e ragazzi diano un significato abnorme a questo tipo di conferme, quasi un valore assoluto. Tutto o quasi dipende da come si appare agli altri e cosa essi pensano. Il rischio e che vada alla deriva la conquista dell’autonomia, nel pensare e nel sentire personale e unico.
In adolescenza è difficile conciliare quei bisogni prepotenti che, spesso, sono contraddittori: voler essere autonomi e far parte di un gruppo di amici/he, non dar conto a nessuno e avere accanto un/a ragazzo/a. Anche gli adulti non sempre dimostrano di aver conquistato una identità sufficientemente equilibrata e inter-dipendente. Molti risultano passivi e compiacenti, oppure dominanti e impermeabili. Ecco perché è fondamentale superare bene questa fase dello sviluppo: la capacità di accettarsi, essere autonomi e, al contempo, aperti all’amore aumenta la possibilità, nella vita seguente, di innamorarsi, avere relazioni affettive felici, e di dare e ricevere un piacere erotico autentico e pieno.
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