Scritto da Dott. Raffaele Bifulco
Pubblicato il 03/08/2015
Modificato il 03/08/2015
Ieri sono stato in seduta con Narciso: per un’ora mi sono sentito come il suo specchio d’acqua tramite cui si compiaceva di se stesso, di come si vede irresistibile, di quanto è popolare, del potere che esercita nel suo gruppo. Narciso lo si ammira e non lo si regge, attrae e annoia, lo si invidia e non si vorrebbe essere come lui. Può suscitare tutte queste cose contemporaneamente perché difficilmente è veramente amico o ama più di quanto ami se stesso.
Nel pomeriggio ero in seduta con Calimero: un’altra ora in cui mi sembrava completamente persa la visione obiettiva delle cose. Poverino Calimero, che arranca in un laghetto di insicurezze sul suo aspetto fisico, sulla sua simpatia, sulla sua intelligenza, sul suo sex appeal! In realtà è un bel ragazzo, sportivo e curato. Ironico e arguto, ha una capacità tutta sua di descrivere le persone e le situazioni in modo paradossale e buffo. Sottovalutandosi rispetto a tutte queste cose – e altre apprezzabili caratteristiche del suo essere – non si mette in gioco. Perciò non “conduce a sé” gli altri, né sul piano relazionale, se su quello erotico.
Cosa hanno in comune Narciso e Calimero? L’insicurezza interiore! Apparentemente sono due opposti ma, a ben vedere, sono entrambi le facce della stessa medaglia. Il lato dell’orgoglio, della vanità, dell’ostentazione e quello dell’autosvalutazione, del disfattismo, della sfiducia in se stessi.
In generale, sia per i ragazzi sia per le ragazze, è molto difficile essere obiettivi su se stessi: possiamo fare tante cose portentose con la nostra mente, tranne che osservarci dall’esterno. Nel periodo adolescenziale, in particolare, l’opinione che ciascuno ha di se stesso risente di alcuni meccanismi psicologici che possono indurre a esaltare l’auto-immagine o a deprimerla. Di conseguenza il concetto di sé, che ogni persona si costruisce già dai primi anni di vita, non è “verità” ma una percezione relativa. Alla stessa maniera, l’autostima non è un dato di fatto immodificabile, ma un costrutto mentale in divenire, un’attribuzione di valore relativa alla propria persona che tutti possono – e devono – arricchire e sostanziare.
Detto questo, si capisce facilmente che vi è uno stretto collegamento tra l’autostima e la seduttività. Il piacere a se stessi e il piacere agli altri sono proprio aspetti dell’autostima e della seduttività che si influenzano a vicenda. Vi pongo una domanda per farvi riflettere: nell’approccio con un ragazzo o una ragazza, quale atteggiamento sarebbe più seduttivo, quello di Narciso o quello di Calimero?
In realtà nessuno dei due! Servirebbe, forse, usare oggetti e persone per compensare le proprie inconsistenze? Oppure assumere atteggiamenti negativamente egocentrici? Vi sconsiglio fortemente la sindrome di Narciso, esattamente come la sindrome di Calimero!
Per i più, l’autostima coincide con la bellezza fisica, il potere d’acquisto e lo status guadagnato in un gruppo, mentre la seduttività consiste nella quantità di persone conquistate o con cui si è fatto sesso. Questo è quanto di più superficiale si potrebbe credere, il modo più avvilente, per se stessi, di impostare la propria vita! È su queste basi, infatti, che si innesca un meccanismo perverso di auto-alienazione. Infatti, se accettaste passivamente lo stereotipo vincente di ragazzo/a perfetto/a e conformaste la vostra immagine a un modello indotto dall’esterno, vi potreste sentire accettati e desiderabili, ma sarebbe un’illusione. In realtà, si verificherebbe l’appiattimento o il mascheramento del vostro “vero Io”. Riuscire in questo percorso non favorirebbe una vera autostima ma, più probabilmente, una dipendenza dalle conferme degli altri e molta solitudine, anche quando otterreste i riscontri desiderati, molti di non si sentono amati per quello che sono veramente!
Una possibilità per sviluppare la propria autostima è quello di guardarsi dentro e individuare le proprie caratteristiche, i propri gusti, le proprie potenzialità.
Poi distinguere i propri punti di forza da quelli su cui si desidera migliorarsi.
Di seguito proporsi nei contesti che sono “nelle proprie corde”, puntando sulle qualità fisiche che ci distinguono, sulle capacità che ci rendono brillanti e su quello stile personale che ci rende speciali, ognuno a suo modo.
Una personalità seducente – come insegna l’etimologia della parola “seduzione” – è capace di “condurre gli altri a sé”. Non rincorre gli altri, né ha arie da sufficiente. Non è angosciosamente soggetta alle conferme esterne ma è positivamente aperta ai feed-back per migliorarsi. È originale e creativa, ha la sicurezza interiore per distinguersi e poi, ognuno ci metta il suo.
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