Scritto da Dott. Raffaele Bifulco
Pubblicato il 31/07/2015
Modificato il 31/07/2015
Siamo sempre certi di sapere chi siamo, quando siamo in mezzo agli altri? I più audaci risponderanno prontamente di sì, ritenendo di conoscersi, di sentirsi sicuri di cosa vogliono e di avere le proprie certezze nell’amicizia e nell’amore. I più prudenti, forse saranno meno decisi nelle conclusioni.
Molte delle cose che diciamo e che facciamo nella vita quotidiana fanno parte del personaggio che interpretiamo, più che della persona che realmente siamo. La famiglia, la scuola, il contesto dove pratichiamo sport o incontriamo gli amici, persino la strada, tutti questi ambienti ci influenzano. Più o meno consciamente, ognuno si chiede in che modo viene visto dagli altri. La stragrande maggioranza della gente vuole “piacere”, in modo da sentirsi accettato, benvoluto, e aumentare la propria felicità: queste sono le “brame” che abbiamo tutti in comune. Per soddisfarle, ciascuno vive nel proprio “reame” con intelligenza e capacità di adattamento, essendo un po’ noi stessi e un po’ ciò che gli altri si aspettano da noi. Proprio per queste ragioni, nel rapporto con i ragazzi e le ragazze della propria età, facilmente si passa dall’esprimere schiettamente il proprio essere al velarlo. Ed ecco che si confondono i confini dell’identità e dell’immagine.
Allora, rilancio la domanda: visto che la personalità si sviluppa anche attraverso il rapporto con gli altri, in questo momento della mia vita, chi sono “io”: uno/a che si mostra per quello che è autenticamente oppure che fa di tutto per risultare popolare e riscuotere più “mi piace”?
Tutto questo riguarda anche l’identità sessuale, specialmente nel lungo processo di definizione di se stessi – come persona unica e a se stante – nel vasto e complesso mondo della sessualità. Una fase fondamentale è proprio quella dell’adolescenza, quando si è divisi tra il bisogno umano di distinguersi dagli altri e la necessità, altrettanto importante, di non restare solo.
Il ciclo della vita umana può essere diviso in stadi di sviluppo ai quali si può accedere solo quando sono state ben superate le tappe precedenti. Da questo punto di vista è preziosissima l’educazione sessuale, se è veramente connessa alle esigenze reali dei ragazzi e se aiuta a superare positivamente i problemi concreti.
Nella formazione dell’identità sessuale, soffermiamoci, per questa volta, sulla differenziazione dei ruoli maschili e femminili. Un “ruolo” corrisponde alla posizione che si ricopre in un determinato contesto a cui sono legati doveri, funzioni e comportamenti riconosciuti dal gruppo di appartenenza. Nell’ambito teatrale, il ruolo è attribuito a un attore o a una attrice che recita una parte: accade così, più o meno, anche nella interpretazione del ruolo maschile e femminile. Da una parte vi è la “scena” della società, organizzata secondo regole e aspettative a cui occorre conformarsi (faccio riferimento ai fattori sociale e culturale); dall’altra parte esiste il proprio modo di essere e di vivere la propria mascolinità e femminilità, ed ecco i fattori biologico e psicologico.
In passato, la stereotipizzazione culturale dei ruoli maschili e femminili era trasmessa in modo molto rigido e vincolante rispetto ai percorsi identitari che una persona poteva compiere nell’arco della vita. Ciò accadeva perché i modelli culturali erano molto meno flessibili di quelli attuali. In determinati contesti sociali erano talmente rigidi da reprimere, in un individuo, tutte le manifestazioni comportamentali che erano attribuite al genere opposto. La stereotipizzazione dei ruoli maschili e femminili spingeva ad assumere una condotta e una immagine perfettamente corrispondenti al proprio sesso biologico. Come potete immaginare, ciò condizionava moltissimo le scelte e il percorso esistenziale, specialmente di coloro che erano più dipendenti dal pensiero degli altri su di sé.
Ancora oggi questo può accadere, soprattutto quando il rapporto con il mondo esterno è vissuto in modo passivo e conformistico. Perciò, una immagine perfetta di sé, scollegata da un identità sessuale solida ben definita, non garantisce affatto la sicurezza interiore, né la possibilità di sentirsi veramente amati e felici. È importantissima la consapevolezza delle diverse parti del proprio essere, l’autoregolazione nell’espressione sana e costruttiva del proprio “io” e un adattamento creativo e originale in questo immenso “reame”.
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