Scritto da Dott.ssa Maria Letizia Primo
Pubblicato il 05/02/2014
Modificato il 05/02/2014
Uno dei più grandi meriti riconosciuti al Dr. H.H. Reckeweg e all’omotossicologia è quello di aver compreso la complessità dei sistemi biologici e l’importanza del dinamismo morboso. Secondo le teorie formulate da Reckeweg, infatti, ogni patologia è il risultato di un processo evolutivo legato all’interazione-integrazione dell’uomo con l’ambiente sulla base della propria predisposizione genetica ed in grado d’influenzare le modalità con cui ognuno di noi reagisce alla malattia. Di conseguenza, ogni singolo episodio morboso può essere considerato una tappa di tale processo dinamico, espressione dello stato organizzativo dell’organismo in quel determinato momento.
La terapia antiomotossica del Dottor Reckeweg si basa sul concetto omotossicologico, scientificamente fondato, secondo cui le malattie non sono qualcosa di maligno che va combattuto, bensì espressione di un naturale processo di guarigione. È una posizione in accordo col pensiero di Hahnemann padre dell’omeopatia.
Reckeweg distingue 6 fasi di risposta antitossica distribuite sulla tavola delle omotossicosi che rappresenta una modalità dinamica per valutare l’evoluzione delle malattie. È uno strumento essenziale nell’approccio omotossicologico del paziente. Il fatto che il paziente subirà una evoluzione o che la sua malattia varierà all’interno della tavola è estremamente importante, poiché ciò indirizzerà le nostre decisioni su come curare il paziente e quale medicamento utilizzare, nella corretta modalità omotossicologica.
Le prime 3 fasi a sinistra della tavola rappresentano le reazioni antitossiche relativamente innocue. Esse si configurano come escrezioni fisiologiche –fasi di escrezione, ad esempio il vomito o la diarrea—, come infiammazioni –fasi di reazione come la febbre— e come depositi, fasi di deposito come i calcoli. Quest’ultima rappresenta il fallimento dei meccanismi di escrezione e infiammazione per cui la tossina non può più essere espulsa
La divisione biologica è la linea immaginaria che divide le fasi di deposito e di impregnazione. La sua posizione è centrale nella tavola delle omotossicosi ed attraversa le fasi della matrice, ovvero il tessuto in cui sono immerse le cellule. Non è semplicemente una linea di divisione: è simbolica e ha un enorme valore strategico terapeutico.
Ogni effetto intossicante che attraversa la divisione biologica causa spesso un danno irreparabile alla cellula. L’omotossina stessa, o il suo effetto, metterà in pericolo la salute della cellula a causa di un impatto distruttivo sulle strutture intracellulari e sul nucleo della cellula. Ecco perché la divisione biologica è la linea di divisione tra le malattie con una prognosi favorevole e le malattie con una prognosi dubbia, tra la condizione di relativa integrità e purezza intracellulare e uno stato di intossicazione o di carenza intracellulare, tra l’inibizione riparabile della funzione e un danno irreparabile. In via generale, si può affermare che essa rappresenta la linea di divisione tra patologie acute e patologie croniche.
Il processo infiammatorio neutralizza le tossine e le porta all’escrezione. Questo meccanismo costituisce uno dei principali punti d’attacco della terapia antiomotossica. Il preoccupante aumento delle malattie degenerative, dei tumori maligni e dei disturbi psichici è dovuto, secondo Reckeweg, in ampia misura al fatto che queste prime 3 fasi, in particolare quella dell’infiammazione, vengono valutate e curate in maniera sbagliata con antiinfiammatori.
Con la repressione della febbre, l’inibizione delle infiammazioni e l’impedimento delle escrezioni -cioé col blocco del meccanismo di disintossicazione - si provocano intossicazioni di riverbero (reintossicazioni) che danno luogo alle 3 fasi cellulari ovvero quelle a destra della tavola. Durante la fase d’impregnazione le tossine penetrano nelle cellule danneggiandone le strutture. Può seguire la fase di degenerazione e poi quella di neoplasma ovvero l’evoluzione in tumore .
Quando si oltrepassa la divisione biologica, la terapia dovrà essere maggiormente approfondita. Dopotutto, le fasi ubicate sulla sinistra della divisione possono manifestare un recupero completo se il meccanismo difensivo dell’organismo viene correttamente stimolato e si fa un adeguato drenaggio e un’idonea disintossicazione. Non solo i sintomi clinici scompariranno, ma il sistema immunitario del paziente concederà minori possibilità a nuove aggressioni e intossicazioni. Sul lato destro della divisione è interessata la cellula in vario modo danneggiata. In questo caso sarà necessario integrare nella strategia terapeutica i 3 pilastri dell’omotossicologia:
1. drenaggio e disintossicazione
2. immunomodulazione
3. supporto degli organi e delle cellule.
Per saperne di più:
Fonti:
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