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Immunoterapia: una nuova arma contro il melanoma

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Immunoterapia: una nuova arma contro il melanoma Immunoterapia: una nuova arma contro il melanoma


Scritto da

AdnKronos Salute (Agenzia Giornalistica di Comunicazione)


Pubblicato il 21/06/2011

Modificato il 21/06/2011

Il melanoma, il cancro alla pelle che è una delle forme con più alta incidenza di mortalità e per la quale poche erano finora le 'armi' a disposizione, oggi fa meno paura. Il trattamento con una nuova molecola 'rafforza-difese immunitariè (ipilimumab), insieme alla tradizionale chemioterapia, ha infatti aumentato ''significativamentè' la sopravvivenza dei pazienti con melanoma metastatico: a tre anni, sono vivi il 20-25% dei pazienti trattati, contro il 5% del passato.

La buona notizia arriva da uno studio del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, presentato al Congresso della Società Americana di Oncologia (ASCO) tenutosi a Chicago e in pubblicazione sul 'New England Journal of Medicinè.

 

Nello studio di fase III, 500 pazienti con melanoma metastatico e non trattati prima sono stati curati con la 'combinazione del nuovo farmaco più la chemioterapia tradizionale: ''La ricerca - sottolinea l'autore Jedd Wolchok - analizza per la prima volta la sopravvivenza a tre anni di questi pazienti, e mai finora per questo tipo di cancro pazienti erano stati seguiti così a lungo.

Si è visto così che, ad un anno, sopravvive il 47.3% dei pazienti trattati contro il 36.3% di quelli curati solo con chemio e placebo; a due anni sopravvive il 28.5% contro il 17.9%, e a tre anni il 20.8% contro il 12.2%''. Si tratta, affermano i ricercatori, di un risultato mai raggiunto prima: con la terapia standard, infatti, il 50% di questi malati aveva una sopravvivenza media di 6 mesi e solo il 5% sopravviveva più a lungo''. Lo studio dimostra dunque l'efficacia del nuovo farmaco, già testato con successo su pazienti pre-trattati.

 

Ma come funziona la molecola 'rafforza-difesè? Si tratta, spiega il Direttore della Divisione di Oncologia e Immunoterapia del Policlinico di Siena Michele Maio, dove parte dei test sono stati condotti, ''di trattare il melanoma con un approccio nuovo e rivoluzionario, quello appunto dell'immunoterapia: in pratica - spiega - è la manipolazione del sistema immunitario per renderlo più aggressivo contro il cancro. Gli effetti sono meno veloci della chemio ma più duraturi.

La molecola - chiarisce Maio - agisce infatti rafforzando le cellule T del sistema immunitario, che diventano così in grado di cercare e distruggere le cellule tumorali''.

 

Un approccio, quello dell'immunoterapia o immuno-oncologia, che gli esperti definiscono 'di svolta' e che sta già cambiando il paradigma dei trattamenti in oncologia: la nuova molecola si sta ora sperimentando anche su altri tipi di tumore, come quello al polmone e alla prostata. Lo studio, per la sua novità, è stato presentato all'ASCO in sessione plenaria dinanzi a migliaia di specialisti.

Il melanoma, infatti, resta una delle forme di cancro più difficili da combattere ed i numeri lo dimostrano: questa forma di cancro colpisce sempre di più anche i giovani, è aumentata di 10 volte negli ultimi 50 anni e ogni anno nel mondo sono diagnosticati 138.000 nuovi casi (si stima che i casi raddoppieranno entro il 2019); in Italia, i nuovi casi sono 7-8.000 l'anno e 1.500 i decessi.

 

Dall'ASCO arriva, inoltre, anche un altro studio sempre relativo al trattamento di pazienti con melanoma: lo studio di fase III BRIM3 ha dimostrato come un'altra nuova molecola (vemurafenib) migliori in modo significativo rispetto alla chemioterapia la sopravvivenza nei pazienti affetti da melanoma metastatico positivo alla mutazione del gene Braf (una percentuale notevole dei casi di melanoma), con una riduzione del rischio di decesso del 63%.

 



Fonti:

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